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DOTAZIONI INTERIORI(sensibilità)

Sensibilità

Vincenzo kenzoFlickr)

Sensibilità Pregio o difetto? Dote o dannazione? Sembra una domanda retorica. Non è così! E’ bene distinguere intanto la sensibilità artistica da quella personale, comportamentale. La sensibilità artistica sembra ormai scomparsa. Da secoli non si vedono opere eccelse, riferimenti assoluti, unicità; dobbiamo accontentarci di godere di quel poco che fortunatamente ci è rimasto del passato. Ciò vale per la musica, la pittura, la letteratura, la narrativa, ecc. Ritorneranno i geni? E un nuovo rinascimento? E’ vero che i nostri antenati non erano certo distratti da tutte le comode “diavolerie” moderne. Oggi non può esserci spazio per tutto ciò che scaturisce dalla sensibilità, termine quasi scomparso dalla comune terminologia. La tecnologia e la scienza la fanno da padroni, ed è naturale ed auspicabile che progrediscano nel tempo a beneficio dell’umanità. Ma che prezzo si sta pagando per questa evoluzione!

Però l’interiorità non sembra svanita solo nel campo artistico. A livello di rapporti umani correnti, purtroppo sempre più fugaci e sbrigativi, tutto si muove a velocità vertiginosa, la dimensione spazio-tempo si è sovvertita. Uno dei risultati è la caduta a picco del tempo di cui si sente bisogno destinare all’interiorità, alla riflessione. Gran parte della nuova generazione non trova spazio per la diplomazia, il decoro, il buon senso, l’etica, la gentilezza, quando non ignora del tutto termini come buon gusto, buon senso, signorilità, onestà, poesia, umiltà, rettitudine. Sembra che la massa sia ormai schiava della squallida superficialità. Riconosce, anzi apprezza, il protagonismo, il narcisismo, la forza del branco. Per certuni sono elementi distintivi in positivo la volgarità, la presunzione, la prepotenza. Impazzano le vacuità di facebook, twitter, le postate, i selfie e menate varie. Vi è mai successo di entrare in qualche forum? Provateci: c’è da rabbrividire. E che dire dello stalking o delle manie più recenti come le bravate a solo scopo di divertimento riprese col cellulare, come prendere a pugni i passanti senza ragione (knockout game) o operare vandalismi su strutture pubbliche ecc.?

E’ interessante ricordare simpaticamente che una volta i padri non capivano i figli, e viceversa, se questi indossavano la minigonna, facevano i capelloni alla Beatles, si rasavano i capelli a zero, usavano l’orecchino, i  piercings o i tatuaggi in tutto il corpo. Il motivo era che la generazione precedente aveva assistito e vissuto la trasformazione delle mode con tempi decisamente più dilatati. Fa sorridere la preoccupazione di taluni genitori alle “rivoluzioni” cui i figli inevitabilmente aderivano se si pensa che tutto sommato la sola ad essere interessata era l’estetica.

Domandiamoci come dovrebbe correttamente reagire oggi un genitore di fronte al dramma della droga ed al dilagare di tutte le altre manie che coinvolgono invece la dignità, la sicurezza personale e la vita dei figli.

Si potrebbe scrivere pagine sulle nefandezze che quotidianamente ci comunicano i media, perpetrate da individui senza scrupoli, indipendentemente dallo strato sociale, dal livello culturale, dalla posizione occupata nella società, dall’appartenenza religiosa o politica, individui che hanno perso il senso della misura. Veniamo così costantemente a conoscenza di reati, soprattutto dolosi e preterintenzionali, perpetrati nell’ambito della pubblica amministrazione, come peculato, corruzione, concussione, nell’ambito dell’ambiente, di reati che riguardano le droghe, le armi, le più svariate speculazioni, i latrocini, gli assassinii, ecc. ecc. Questo degrado generale, figlio naturale del nostro tempo, lo subiamo tutti i giorni, ma, come tutto ciò che è quotidiano, non solo lo tolleriamo, ma lo consideriamo normalità. Ci stupiamo piuttosto se osserviamo personalmente o leggiamo di fatti di eroismo, di coraggio, di solidarietà.

Ma poniamoci il quesito se la sensibilità sia una dote o una dannazione. La risposta: sono entrambe le cose. E’ una dote come lo sono tutte le qualità personali nobili, che cioè non sono di disturbo o di nocumento ma anzi servono a se stessi ed al prossimo, è una dote ancor più se essa è rara, ed oggi lo è! Ma è anche una dannazione per chi la possiede. La persona sensibile non percepisce la vita, nelle sue manifestazioni, allo stesso livello del comune essere umano. Il sensibile amplifica automaticamente gioie e dolori; si esalta, si entusiasma, gioisce anche delle piccole cose piacevoli, ingigantisce il sentimento di amicizia e di amore, ma con uguale intensità soffre, patisce, si isola da tutto e da tutti se viene offeso nell’onore, respinto dalla compagnia, denigrato dalla società, raggirato negli affari, tradito in amore, nell’amicizia, ma più in generale, senza che sia direttamente interessato il proprio ego, soffre per le sofferenze altrui, per le guerre , per gli eventi naturali che arrecano danni a persone e cose. La persona sensibile in pratica, ha la fortuna di percepire meglio, più intensamente e prima di altri sentimenti, sensazioni, situazioni positivi ed appaganti, ma allo stesso tempo ha la sfortuna di pagare un prezzo molto caro nel caso gli stessi abbiano valenza negativa. Il sensibile è condannato a passare da uno stato d’animo all’altro ed a continui sbalzi di umore. Lui ne è cosciente, e, se in relazione ad altri suoi connotati personali, è capace di metabolizzare il suo status e se ne fa una ragione, ciò gli consentirà di sentirsi più orgoglioso che disperato; in caso contrario potrà essere talmente infelice da rimpiangere di non essere nato totalmente insensibile. In assoluto comunque senza sensibilità, l’umanità sarebbe piatta, amorfa, desolante, squallida: parola di sensibile. Comunque la pensino i diversamente sensibili ed egoisti.

I due concetti di egoismo e sensibilità mi portano alla memoria un vecchio film di fantascienza. In esso si immagina che cada sulla terra una pioggia di baccelli contenenti replicanti di persone viventi, che notte tempo sostituiscono gli originali. La differenza con gli umani sostituiti è la totale assenza di sentimenti: niente gioie, niente dolori, totale indifferenza agli eventi della vita. Conservo ancora oggi la curiosità circa i motivi che abbiano spinto l’autore del racconto ad immaginare una realtà così fatta. Voleva forse far riflettere sulla impossibilità da parte degli umani di riuscire a sopravvivere in un mondo senza interessi, senza fini , senza “vita”, o piuttosto far pensare come sarebbe bello vivere senza tutti i problemi ed i dolori che ineluttabilmente ci accompagnano, anche pagando il prezzo di rinunciare ai piaceri?

La sensibilità con quale tipo di egoismo è compatibile? Per quanto piaccia ragionare a 360 gradi, l’unica correlazione o meglio la massima compatibilità la individuo tra egoista di tipo 1 e sensibile di livello 3, cioè Ego1 con S3, avendo per comodità chiamata S3 la persona sensibilissima, S2 quella mediamente sensibile, S1 l’insensibile. In base a tutte le premesse mi riesce impossibile immaginare la coesistenza di Ego3 ed S3 o Ego1 ed S1.

L’ammalato, se egoista2, anche quello occasionale, quindi non necessariamente quello cronico cui spetterebbe più titolo al lamento, tende spesso ad invidiare tutti gli altri che ai suoi occhi sono o appaiono sani. Egli non tollera di vedersi bloccato in un letto con problemi più o meno gravi, mentre gli altri continuano a svolgere regolarmente le proprie attività. Lo stesso tende a fare chi sa di essere insignificante nei confronti di chi è bello e naturalmente e più frequentemente lo stesso  tende a fare chi ha meno verso chi possiede di più!

L’egoista1, se accoppiato a sensibilità3, tende al contrario a farsene sempre una ragione. Gli basta riflettere su quante volte ha fatto visita a parenti o amici ricoverati e come in quei frangenti si sia sentito fortunato a non essere al loro posto. E così soffrirà molto meno anche a non invidiare chi è più bello o più ricco di lui e, laddove nelle sue possibilità, tenderà a fare del bene nel senso più ampio del termine, soprattutto a chi non glielo chiede.

Vorrei richiamare l’attenzione su un fenomeno che mi è impossibile accettare: la bestialità che lo Stato compie, una tra tante, nel consentire vincite ultramilionarie con il solo scopo di fare cassa. Mi riferisco nello specifico al gioco del super enalotto, con il quale è stata pagata anche la cifra di 178 milioni di euro. Escludendo il caso di vincita conseguita con sistema, per cui i beneficiari possono essere anche cento, si pensi all’unico vincitore di tale somma. Se si tratta di uno sbandato, ubriaco, drogato, malvivente e via di seguito (cosa non rara) non chiediamoci che fine sono destinate a fare sia la persona che la somma, ed è impossibile non provare disappunto. Se si tratta di persona per bene, si otterrà verosimilmente lo sconvolgimento della sua vita e dei familiari.. e nient’altro. Ci sono prove di vincitori milionari che in pochissimi anni sono diventati più poveri di prima! Parrebbe più appropriato che oltre una certa somma, ad es. 5 milioni, la vincita venisse frazionata: l’operazione non ridurrebbe le entrate statali e ne beneficerebbero più persone e quindi l’economia! Oppure lasciare la vincita come è già, ma condizionandola, ad esempio, all’avviamento di iniziative imprenditoriali con l’assunzione di personale.

Un esempio. Una mia grande aspirazione è sempre stata quella di possedere un patrimonio più che considerevole, smisurato alla Bill Gates, da destinare ai bisognosi. Con tale patrimonio avrei fatto una cosa semplicissima ma assai gratificante: creare una apposita società con due rami di intervento; il primo interessato ad operare investimenti finalizzati all’incremento del patrimonio nel breve e medio periodo (si pensi ad es. all’acquisto di immobili presso le aste giudiziarie ed alla successiva rivendita), il secondo interessato a realizzare vari progetti di beneficenza, il tutto nel rispetto dell’equilibrio di bilancio. E’ evidente che tutti i soggetti partecipanti all’iniziativa non avrebbero potuto che essere egoisti tipo1!

A proposito di generosità e di beneficenza, si stupisca pure chi disconosce questi termini circa la notizia dell’esistenza nel nostro paese di moltissime persone interessate a tali attività. Siano esse di lasciti ereditari ad enti ed organismi pubblici e privati, di finanziamenti a titolo gratuito di attività meritorie, di contribuzione ad organismi umanitari, di adozioni a distanza, di semplici atti di volontariato, di assistenza a malati, ad anziani, a detenuti o drogati, di donazione di organi ecc.

Continuino pure a stupirsi in merito al risultato di uno studio che avrebbe dimostrato i notevoli benefici in termini di salute in generale e di resistenza alle malattie ottenute dalle persone coinvolte in attività di beneficenza. Il collegamento alla religiosità dei benefattori appare inevitabile e, salvo eccezioni, si potrebbe sostenere la regola che beneficenza= religiosità= sensibilità3= egoismo1.

In assoluto, come è ovvio, il miglior rapporto si realizza nel’’incontro tra due tipi1. Sensibilità e generosità, elementi che caratterizzano il tipo, difficilmente tenderanno a produrre conflittualità tra i protagonisti. Invece, per la sua maggiore sensibilità e capacità di comprensione e sopportazione il tipo1 è regolarmente “soccombente” nel rapporto con un tipo2. L’incontro tra due tipi2, interessante per un osservatore esterno, preferibilmente di tipo1, potrà fare scintille, ma generalmente tenderà a stabilizzarsi, salvo non si incappi in tipi parimente ostinati e coriacei, gli infrequentabili, con i quali è decisamente arduo dover avviare un rapporto di lavoro, di collaborazione, se non strettamente obbligati, men che meno rapporti affettivi. Alla domanda se questi individui siano destinati alla solitudine, all’isolamento sociale, è spontaneo e naturale rispondere affermativamente. Paradossalmente la risposta giusta è no. L’umanità è così variegata, così multiforme che NULLA E’ IMPOSSIBILE, con buona pace per tutti coloro che rifiutano qualsivoglia combinazione non soddisfi i requisiti loro congeniali, siano essi etici, religiosi, politici, di costume, di tradizioni, legislativi, di imposizioni locali lecite e non, ambientali, di razza. Altrimenti non si dovrebbe credere a tutti quei fatti di cui si viene a conoscenza, ma che purtroppo realmente accadono, sono accaduti ed accadranno, nonostante tutti i progressi raggiunti in ogni campo. Si può e si deve respingere, ripudiare ogni misfatto, ma non si può nascondere che qualcuno l’abbia commesso. Non si può accettare la guerra, la violenza, la pedofilia, ogni azione volta alla sofferenza altrui. Tuttavia bisogna prendere atto che questi fatti continuano a perpetrarsi.

Ma la sensibilità è caratteristica di taluni umani e taluni animali o si può riscontrare anche nelle bestie?

Termino l’argomento ricordando con pena una vicenda di qualche anno addietro. Avevo un cane corso, di pochi anni, una bestia famelica che non vedeva in faccia nessuno di fronte al cibo, ed un Golden retriever ancora giovane; ogni giorno, prima di cena, era abitudine consolidata correre insieme da una posizione A ad una B posta a circa 100 mt, per poi ripetere diverse volte il tragitto e sistematicamente il Golden scattava con me fino al punto B, poi, quando mi piegavo sulle ginocchia, scattava e ci raggiungeva il cane corso, e si ricominciava all’infinito. Il destino volle che, un giorno, il Golden uscisse dal cancello del giardino e fosse investito da un’auto. Lo ritrovai poco dopo, esternamente intatto, ma senza vita. Fu atroce ma dovetti farmi forza, lo portai via e lo sistemai in una fossa in giardino posta oltre il punto B. Alla solita ora, dapprima non mi sentii di fare la corsa, ma poi, un po’ per non deludere il corso un po’ per tentare di distrarmi stancandomi più del solito, decisi di farla. Bene, dopo essermi piegato nel punto B, il corso scattò per raggiungermi ma, invece di fermarsi accanto a me come sempre, proseguì fino alla fossa dove ore prima aveva assistito alla tumulazione del Golden: e lì mi attese!

Finora si è posto il focus sull’egoismo. Forse non tutto verrà condiviso da chi si ritiene depositario di risposte diverse ma a lui più congeniali; certamente l’averlo messo in risalto potrà aiutare a riflettere consentendo di capire meglio tanti comportamenti umani apparentemente incomprensibili.

AFORISMI

-La sensibilità genera spesso ispirazione, intuizione, genialità ma anche sofferenza

-Se esiste un disegno superiore deve esistere un equilibrio universale. Ma la consapevolezza dell’andamento esponenziale  dell’evoluzione umana non ci conforta che si riuscirà mai a dimostrarlo!

-Forse la più grande, certamente l’ultima, soddisfazione nella vita è morire regalando un sorriso

-Aprire le mani in silenziosa solitudine è come aprire il diario di memorie di quanti corpi sfiorati, carezze regalate, persone salutate, azioni compiute, opere create

 

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