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POSITIVO E NEGATIVO

positivo negativo: Optimist e pessimista. Confrontando una persona pensiero positivo con un negativo un pensiero

Con questi aggettivi generalmente si attribuisce una valenza ad una caratteristica personale, ma anche ad un fatto, un’esperienza, un’azione, un atteggiamento ecc. La maggior parte di noi fa rientrare nel termine positivo parole come intelligenza, cultura, sensibilità, sanità, onestà, laboriosità, temperamento bonario/pacifismo, generosità, altruismo, amore, speranza, fede; tra le cose negative il corrispondente opposto, ovvero: stupidità, ignoranza, insensibilità, malattia, disonestà, parassitismo, temperamento violento, litigiosità, avarizia, egoismo, odio, disperazione, sfiducia.

Se tale attribuzione fosse unanime per un campione significativo della popolazione, se ne dedurrebbe che, potendosi autodeterminare, l’uomo opterebbe ovviamente per il possesso delle caratteristiche positive. Ed in assoluto è proprio così. Se, tuttavia, si analizza più a fondo la cosa, con specifico riferimento ai rapporti relazionali, non può non mettersi in evidenza lo svantaggio ai fini strettamente egoistici, di tale possesso. Il perché? Presto detto. Immaginiamoci degli incontri/scontri, o se si vuole confronti, diretti: ad esempio tra una persona mediamente intelligente ed una mediamente stupida, escludendo per semplicità la contemporanea presenza di altre caratteristiche. Si può solo ipotizzare, estrapolando da esperienze vissute, cosa può accadere. La risposta sarà unanime: incomprensione. Lo stupido taccerà di stupidità l’intelligente, che alla fine sarà la parte “soccombente”. Salvo che non sia allo stesso tempo un violento, non reagirà fisicamente e probabilmente sarà capace di capire il suo interlocutore, essendo cosciente della difficoltà a farsi capire da lui. Alla fine, preso atto dell’impossibilità a comunicare, assumerà la parte del buon padre e porrà fine all’incontro.

Tra una persona colta ed una analfabeta non potrà che ottenersi lo stesso risultato: incomprensione. Conseguenza sarà che la persona colta si arrenderà, dopo che avrà intuito che il confronto è impari.

Tra la persona sensibile e l’insensibile la musica non cambia: la prima non accetterà ulteriori soprusi o offese e si dissolverà in un battibaleno.

Proviamo ad analizzare gli altri casi che vengono in mente: egoista/altruista, onesto/disonesto, educato/cafone, buono/cattivo, calmo/violento, diplomatico/estremista, paziente/nervoso ecc. La risposta sarà: il positivo soccombe sempre nello scambio dare-avere.

Cos’altro resta da fare all’intelligente di fronte alla cocciutaggine dello stupido se non che scendere al suo livello (dei due solo lui può farlo) per instaurare quel minimo dialogo tale da superare l’attimo critico del confronto? Lo stesso sarà costretto a fare il colto nei confronti dell’ignorante, l’altruista con l’egoista, l’esperto con l’inesperto. Non c’è scampo: è mortificante, ingiusto, assurdo, ridicolo rendersi conto di non poter far valere le proprie superiori qualità perché incomprese. Ricordi mai che tuo figlio o una persona a te vicina, molto più giovane, abbia ascoltato tout court un tuo consiglio, da più esperiente? Hai mai incontrato qualcuno meno intelligente o meno colto che ti abbia dato ragione ammettendo di avere sbagliato? E dell’egoista? La risposta è certamente NO. Perché prevale la presunzione. Conclusione: nel confronto/scontro con stupidi, ignoranti, inesperti, egoisti ecc. non si otterrà mai soddisfazione: si avrà sempre torto e non si potrà insegnare niente. Ogni cedimento, ogni resa, che avvenga per opportunismo od opportunità, è comunque, come qualsiasi atto umano, egoistico.

Val la pena rammentare a volte proverbi antichi, che spesso sono perle di saggezza. Nel nostro caso cade a pennello quello che recita così: a lavare la testa all’asino si perde il tempo, l’acqua e il sapone. Tradotto: se si tenta di far capire qualcosa a qualcuno che non vuole o non è capace di capire, ci si rimette pure. Un altro classico è: Stultorum mater semper gravida est.

Ma vi è un’altra non meno triste considerazione da fare. Molte caratteristiche, un tempo considerate  qualità, sembra siano state “rivisitate”. Si pensi all’umiltà, alla modestia, all’educazione, alla gentilezza e via dicendo. Ma questa “rivisitazione” è imputabile solo parzialmente al multiculturalismo vieppiù crescente, il decadimento è proprio un segno palese di questo tempo. Si pensi ai talkshow, ai dibattiti, alle interviste multiple in tv: mi ci soffermo anche se li trovo stressanti più che interessanti, visto che è impossibile sentire e comprendere il parere degli intervistati giacché ognuno tenta di prevaricare gli altri e la vince sempre, per modo di dire, chi possiede la voce più potente, ma nel disperato tentativo di verificare l’esistenza di una persona umile, di chi rispetta le opinioni altrui, anche se folli o frutto di ignoranza, chi educatamente attende di parlare se gli danno la parola!  Se lo trovo non posso che esultare. Stiamo parlando addirittura di capovolgimento a 180 gradi! Non è che quelle, che prima erano considerate doti, oggi sono viste come normalità, NO, sono addirittura interpretate come debolezze; oggi dimostrarsi umili o modesti o timidi o rispettosi o gentili equivale ad essere perdenti. E il decadimento non poteva non coinvolgere che ogni strato della società, ivi compresa la politica, di cui si parla nel capitolo apposito. Benvenuto nuovo mondo!

Invito comunque a riflettesse un attimo su noi medesimi! Quando si vive a lungo in un posto si diventa ciechi. Ci dimentichiamo o trascuriamo le persone care, gli animali che ci amano, le cose che ci circondano in generale. Ma in particolare, nell’intimo, siamo così abituati al nostro essere che spesso facciamo fatica a riconoscere le stupidità, le meschinità, le bestialità che a volte capita a tutti di commettere. Il segreto da tenere presente è uno solo: essere in grado di estrapolarci dal contesto ed osservarci dall’esterno così da essere in grado di giudicare noi stessi, allo stesso modo di come siamo bravissimi a fare quando giudichiamo l’operato altrui.

Incidentalmente, invito a ricordare un ulteriore aspetto: a quante volte ci è successo di relazionarci con persone di acclarata intelligenza, ma assolutamente prive di capacità comunicativa tanto da risultare incomprensibili ai più. Immagino che a qualcuno sia venuto in mente un vecchio professore delle scuole superiori o addirittura cattedratico universitario magari autore di testi, ma incapace di insegnare.

Un’altra categoria di persone, fortunatamente esigua, che non può, nel senso che non vuole scientemente, tenere rapporti se non informali con gli altri è quella costituita da chi si crede superiore, penso alle teste coronate, a certi nobili, a taluni ricconi, alla specie peggiore di parvenu, a certi snob, a tutti quelli insomma che hanno una aristocratica avversione a relazionarsi con il resto del mondo, che guardano con sufficienza quasi tutti gli altri, considerati figli di un dio minore. Non già perché esenti ma solo perché se ne parla in altra sede, ho escluso da quest’elenco quei politici che si ritengono depositari di ideologie superiori.

Ma, anche estremizzando il concetto di positivo/negativo il risultato che se ne trae è negativo. Si pensi alla persona pia, che presto sarà beatificata e all’estremista assassino. Il primo trascinerà le folle, infonderà la gioia nei cuori e la speranza di una vita migliore in tanta gente. Regalerà tanto bene e pace all’anima. L’estremista al contrario produrrà non solo morte e distruzione (attentato torri gemelle di New York- quasi 3000 morti ; estremisti IS docent ), ma anche emuli! E la morte non ha prezzo. Restano più indelebili i ricordi delle nefandezze, gli eccidi, gli obbrobri dei gulag sovietici, dei forni crematoi di Hitler, dei talebani, degli estremisti islamici, di Bin Laden, dei signori della guerra, che quelli relativi al viaggio storico del Papa in Africa o all’operato di madre Teresa di Calcutta, o del Dalai Lama o di Nelson Mandela? Se ne prenda amaramente atto: un fatto negativo fa più male del bene prodotto da un fatto positivo; una goccia di veleno può contaminare un bidone di acqua pura, una goccia di acqua pura non può disinquinare una goccia di veleno!

Volendo semplificare al massimo si potrebbe suddividere il mondo in questi componenti: una prima parte considerevolissima di furbi, una seconda parte altrettanto cospicua formata da individui sottosviluppati, indifesi, derelitti, affamati, innocui, e l’ultima costituita dalla gente che vive decorosamente, onestamente, nel rispetto delle regole e della società, definiti fessi dai primi.

Della categoria dei furbi fanno parte speculatori, scrocconi, parassiti, ladri, corruttori, corrotti e concussi, approfittatori, ricattatori, papponi, sanguisughe, portaborse, chiunque tragga profitti non meritati, ladri, assassini e tutti i predisposti alla miriade di reati esistenti.

Non è un semplice banale detto “L’occasione fa l’uomo ladro”. Questa categoria è più numerosa di quanto si creda, tanto da permetterci di dire che tutte le somme/annue coinvolte nel giri illegali potrebbero tranquillamente sanare il bilancio statale, di consentire la riduzione del debito pubblico e conseguentemente quella delle tasse oltre che rilanciare l’economia!

Addolciamo la pillola, provando a cambiare il punto di vista: sorridano gli intelligenti, i colti, gli onesti ecc., in quanto speciali esseri appartenenti ad un pianeta diverso.

Per quanto attiene invece all’atteggiamento vale il suggerimento generale della scienza circa la preferenza al positivo, in quanto non fa che apportare benefici alla mente e quindi all’organismo. Chi non ricorda la storiella (S) del produttore di calzature che, volendosi espandere in africa, incarica un venditore di tentare di proporre ivi il prodotto? Questi, tornato poco tempo dopo riferisce che la sua era una missione impossibile avendo constatato che gli indigeni camminano tutti scalzi! A questo punto il calzaturiero, ancorché deluso, decide di fare un ultimo tentativo mandando un secondo venditore. Questi, al suo rientro, comunica con entusiasmo al suo datore di lavoro che l’operazione è stata un vero successo, perché fortunatamente nessuno portava le scarpe!

Concludo con uno dei miei aforismi sull’ottimismo:

Ascoltare attentamente

Mangiare lentamente

Parlare scientemente

Respirare profondamente

Ridere gioiosamente

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