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FAMIGLIA E SCUOLA

famiglia

Famiglia tipo

Dalla lettura dell’art. 34 della Costituzione traspare chiaramente la concezione dell’istruzione come servizio pubblico essenziale per assicurare il pieno sviluppo delle persone, ciò che viene ulteriormente ribadito dall’art.26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani laddove si dice che ogni individuo ha diritto all’istruzione e che l’istruzione elementare deve essere obbligatoria (8 anni). Senza entrare nel merito a chi vadano attribuite le competenze e governance (Stato, Regioni, Enti Locali, Istituti Privati), si è dell’opinione che il processo educativo della scuola, come finora concepito, vada rimodulato e ripensato per superare l’attuale limite della semplice istruzione generale, anche in considerazione dell’escalation di violenze, di pericoli in generale, di turbamenti, innescati principalmente dalle droghe, che più facilmente possono colpire la parte più fragile della società: i nostri figli.

Anche se tale superiore impegno dovesse suggerire di elevare l’obbligo scolastico di un altro anno. Si è del parere che la scuola non abbia solo il compito di istruire, ma prima ancora quello di educare gli studenti ad essere cittadini e formarli come persone, sollecitando un più impegnativo ed attivo coinvolgimento delle famiglie. Quella dei professori, compresi i maestri elementari, prima di una professione la considero una missione, al pari di quella dei sanitari e dei giudici. Il loro lavoro dovrebbe andare molto oltre la semplice istruzione, comunque profusa sempre senza evidenziare simpatie destrorse o sinistrorse soprattutto nelle materie sensibili di storia e filosofia. Occorrerebbe sperimentare percorsi di crescita atti, tra l’altro, ad assecondare e potenziare le naturali inclinazioni dei singoli, ma soprattutto a sensibilizzare i giovani sulla pericolosità delle droghe, scardinando la loro naturale tendenza a non seguire i consigli dei grandi mediante diretti contatti con i loro coetanei resuscitati (vedi San Patrignano ecc.). Anche se da qualche parte tale attività fosse già svolta, i fatti quotidiani ci dimostrano senza alcun dubbio che l’intento è fallito, forse perché deficitario il metodo forse perché non operato in sinergia con la famiglia. Infatti, ancor prima della scuola fondamentale è il contributo della famiglia! Non si può non rimarcare l’evidenza che una corposa percentuale di coppie, assecondando la naturale aspirazione, mette al mondo dei figli, senza possedere una preparazione dedicata, se non quella di base, ricevuta dai genitori, circa le modalità sul cambio del pannolino e via dicendo!

I genitori non possono sempre e comunque prendere a modello di riferimento quello dei loro genitori, imponendo un modello educativo che va da quello di acconsentire a qualsivoglia richiesta dei figli a quello, al contrario, di tiranneggiarli. Oserei dire che il genitore nasce col figlio; oltre all’educazione di base indispensabile per vivere nella società, il genitore dovrebbe adattare la propria personalità a quella del figlio.

In genere i genitori disconoscono l’importanza insostituibile dell’educazione da fornire nei primissimi anni di vita al bambino, facendo ricomprendere nel termine educazione anche e soprattutto il proprio comportamento. Si rischia di passare per radicali se si ipotizza di multare le famiglie ogni volta che i figli, sfuggendo al loro controllo, si macchiano di crimini vari, limitandoci ad esempio ai piccoli reati, per i quali i minori non risultano perseguibili e che producono, nelle ipotesi migliori, un costo per lo Stato, e quindi per la società? Certo, ma è il caso di riflettere sul fatto che l’unione delle forze scuola-famiglie seriamente attuata produrrebbe mutamenti oggi inimmaginabili, in termini di qualità della vita e di risparmi erariali. Non può non prendersi atto che oggi la situazione è totalmente cambiata rispetto a poche decine di anni addietro. Ieri, solo per citarne alcuni, i casi di criminalità erano relegati al furto, gli stranieri erano rappresentati esclusivamente da lavoratori, i casi di suicidio si contavano appena, lo spinello, subito al di sopra dell’alcol, rappresentava il massimo della modernità e della trasgressione ecc. Non è esagerato asserire che violenza, aggressività ed odio sono esponenzialmente aumentati (quasi al seguito della tecnologia!) in ogni ambito: casa, lavoro, scuola, strada, locali pubblici. Oggi, come è dimostrato da alcune ricerche, nella stragrande maggioranza dei giovani, in particolare quelli di età inferiore ai vent’anni, esiste un irresistibile desiderio di autoaffermazione ad ogni costo, si fa di tutto per essere accettati nei gruppi, nei branchi, alcol e droghe rappresentano quasi sempre il collante. Si trova più facile aggregarsi ad una comunità, alla massa, mimetizzarsi tra altri e non si trova il coraggio di esporsi come singolo individuo. Perché? Ricordiamoci che i giovani ci guardano, ci ascoltano, ci osservano e soprattutto ci imitano. Ma, mentre ieri i modelli di riferimento, che contribuiscono allo sviluppo emotivo, sociale ed intellettivo dei giovani, erano la famiglia, ben più radicata, solida e stabile di oggi, e la scuola era più rigorosa ed educativa, oggi, causa il veloce evolversi della società,mentre  la famiglia è troppo affaccendata a fronteggiare una pluralità di esigenze da non consentire di dedicare il giusto spazio alla corretta formazione dei figli, la scuola si è trovata a dover affrontare una maggiore scolarizzazione e specializzazione inevitabilmente trascurando anch’essa la formazione di base, i nuovi pericoli delle droghe ed infine la parte più deteriore dei media (la spettacolarizzazione e lo scoop ad ogni costo) ha contribuito a “colmare” il vuoto venutosi a creare. Oggi sia essere genitori che essere figli è molto più difficile di ieri. Ai genitori è richiesta una maggiore attenzione all’educazione e tutela dei figli, fragili e disorientati, impegnandosi su nuovi modelli educativi necessari anche a strutturare la personalità, ad allenare la capacità di controllo degli istinti, a rispettare gli altri.

Alle famiglie ed alla scuola il compito rilevantissimo di colmare il gap educativo! Ce la faranno? Appare il caso rammentare comunque che la Corte di Cassazione (Sez. Civ. Sez. III n. 1251/2000) ha sentenziato la responsabilità non alternativa ma solidale di famiglia e scuola circa la culpa in educando e in vigilando. Il C.C. lo prevede all’art. 2048. Il genitore deve non solo dimostrare di impartire ai figli l’educazione idonea  ma deve anche accertarsi che il minore abbia assimilato l’educazione ricevuta.

Un notevole contributo negativo a questa emergenza l’ha certamente fornito la demenza digitale. Alcune ricerche hanno evidenziato che l’era digitale, mentre da un lato ha permesso di sollecitare reazioni più veloci ed automatiche del cervello, dall’altro abbia ridotto sensibilmente la capacità mentale, la quale notoriamente dipende dall’allenamento che consente di mettere in moto pensieri, emozioni, comportamenti sociali. Si è dimostrato che un testo viene appreso meglio se letto su carta che su schermo, mentre la risonanza magnetica ha messo in evidenza che i bambini memorizzano più facilmente le parole se sono scritte a mano che con la tastiera. Recentemente il New York Times ha rivelato che i grandi capi del web, google, yahho, apple ecc. vietano ai loro figli l’uso delle nuove tecnologie, iscrivendoli in scuole tradizionali proprio per evitare narcisismo, ansia, aggressività, dipendenza, causati dall’abuso di social network ecc. E non parliamo dei social network, dove da una parte si esalta il narcisismo, dall’altra i gruppi diventano branchi deresponsabilizzando i singoli innescando un escalation di minacce, intimidazioni ecc.!

Si coglie l’occasione per un inciso, che ritroveremo utile in seguito, rammentando che l’art 34 della Costituzione precisa che “i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Si traduce per come si capisce: lo Stato riconosce la meritocrazia e quindi, investendo su chi è più meritevole, ancorché privo di mezzi, gli consente la possibilità futura di procurarsi maggiore ricchezza, visto il maggiore livello di istruzione acquisito.

Anche qui non si sfugge alla legge universale (in tutte le sue gradualità): E’ egoista il genitore allorquando all’educazione della prole antepone la carriera o altri impegni personalmente più gratificanti; ma è egoista, in senso buono, il genitore anche in caso contrario perché, preferendo di dedicarsi ai figli, mette a tacere la coscienza. E’ egoista il ragazzo ove non si impegni adeguatamente sullo studio, preferendo a questo le frequentazioni amicali, gli svaghi ecc., ma lo è anche se studia perché calma la coscienza o perché preferisce emergere sui compagni o semplicemente per ambizione. E’ egoista il professore se non svolge adeguatamente il suo incarico, non riuscendo per incapacità, per superficialità o perché …sottopagato(sic), ma lo è altrettanto se è esattamente all’opposto, allorquando la gratificazione per le stime e gli apprezzamenti che riceve rappresentino per lui elementi non contrattabili.

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