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EMOZIONI

Emozioni

Marco Musso(Flickr)

Il mondo emotivo è un caleidoscopio con così tante variegate sfumature da indurre stati d’animo  squisitamente soggettivi: sarebbe arduo solo tentare di farne un elenco. Mi limiterò perciò a narrare quegli episodi autobiografici interessanti prevalentemente aspetti sentimentali e/o sessuali: tutti ovviamente legati all’egoismo e ritenuti meritevoli di menzione non solo per avere fatto scattare emozioni personali,  ma anche perché alcuni presentano aspetti umoristici, altri perché di auspicabile utilità.

(P)Periodo<13 anni: Rammento solo due episodi. Il primo quando, quasi decenne sfidai un compagno di giochi di circa dodici anni, più alto e robusto di me, a chi era più bravo a gettare a terra l’altro. Non c’erano dubbi circa il risultato, ma io giocai sull’astuzia che invece mi fece vincere. Nell’impatto iniziale spinsi verso un lato con una forza molto inferiore a quella mia reale ed a quella che il mio avversario potesse immaginare, mossa che lo disorientò e lo rilassò per pochi secondi, sufficienti però perché caricassi verso il lato opposto con tutta la forza di cui disponevo e lo buttassi giù.

Il secondo episodio si riferisce al periodo dei defunti, che in Sicilia, per i bambini, aveva la stessa valenza, con riguardo ai doni, del babbo natale. Ci raccontavano i grandi che, nella loro notte, i defunti portavano i regali ai bambini buoni. In effetti negli anni precedenti avevo sempre trovato sotto il lettino il solito trenino elettrico e qualche altro dono. La notte in oggetto, invece, fui svegliato dai genitori e dai vicini di casa per andare a cercare i regali, ma, purtroppo, sotto il letto non trovai niente. Essendo palese la mia delusione, qualcuno commentò che forse quell’anno ero stato monello e comunque mi invitarono a non disperare e di cercare nelle altre stanze, ma la ricerca diede esito negativo ed io stavo per farmi sopraffare dal pianto. A quel punto mi invitarono a guardare anche nella toilette, unico posto non ispezionato. Aperta la porta trovai la vasca da bagno piena di giocattoli fino all’orlo!

Una terza soddisfazione, tale solo perché faceva seguito ad un dispiacere, ci sarebbe. Mi trovavo con mio cugino Franco in un terreno non di proprietà a prelevare qualche frutto. Nel momento in cui stavamo rientrando a casa, correndo in aperta campagna e nessuno a vista d’occhio, fui colpito in testa da una pietra, piovuta non si sa da dove. Pensandoci oggi direi che la probabilità di un tale evento sia inferiore a quella di centrare il sei a superenalotto. Infatti, anche se fosse stata un resto di meteorite (calcolati in circa 500 all’anno quelli che riescono a superare indenni l’atmosfera terrestre) le probabilità che centrasse il mio capo in movimento sono decisamente inferiori! La conseguenza, comunque, fu un immediato spaventoso bozzo sul mio cranio, cosa che rischiò di provocare a mio cugino soffocamento da risate. Qualche giorno dopo la scena ci vede sempre insieme e sempre in campagna, lui arrampicato in cima ad un albero ed io a terra a raccogliere la frutta che mi lanciava. Ad un certo punto il cugino perse l’equilibrio e cadde rovinosamente, ma non giunse mai a terra, perché i piedi gli si impigliarono su un ramo e lui rimase ciondolante a testa in giù a pochi centimetri dal suolo, implorando aiuto. Nonostante le sue invocazioni non lo tirai giù fino a che non si esaurirono le mie lacrime dal ridere.

Ci sarebbe anche un quarto momento. Avevo meno di dieci anni; mi trovavo a giocare con un amichetto ed un’amichetta sui gradini di una scalinata di ingresso ad una casa. Giocavamo “al dottore”, che nell’occasione ero io, per di più con specializzazione in ginecologia, vista la presenza di una femmina, con funzione di paziente mentre l’amico faceva l’infermiere. Con un legnetto che era l’unico “strumento” di cui disponevo eseguii brillantemente la mia operazione. Sarò stato il più giovane sverginatore della storia?

Periodo 15-18 anni (anti patente di guida): 1) quando, quindicenne, conobbi la sorella, anch’essa quindicenne e bellissima, della vicina di casa. Qualcuno ha presente la differenza tra un quindicenne maschio ed una quindicenne femmina? La differenza la spiega la battuta, che mi rivolsero alcuni operai di un cantiere edile vicino al quale io e lei ci trovammo a passare: ”lasciala stare, non è per te: è troppo grande!” Infatti non osavo flirtare con lei, se non con i soli occhi; questo fino al giorno in cui ci ritrovammo con le famiglie in una baita. A fine pranzo mi alzai e, da bravo ometto, chiesi ai genitori:” ci possiamo alzare Irene ed io?” La scena seguente ci vide: lei, distesa su un divano ed io accanto che le espiravo il fumo della sigaretta (furtiva) in viso; lei fece: ”no sugli occhi” ed io, da seduttore navigato: ”allora sulla bocca” e la baciai. Fu sublime! Da quel giorno mi sentii un vero uomo. Ricordo pure che, quando ero in strada, non camminavo, volavo, ed ai coetanei che incrociavo domandavo con lo sguardo” ma tu che ne sai della vita?” L’emozione ebbe fine il giorno in cui, accettato il suo pressante invito, mi recai a casa sua dove teneva una festicciola. Al termine di alcuni balli tete-a-tete, un giovanotto di circa vent’anni mi avvicinò e mi chiese in che rapporti fossi con lei, candidamente risposi: ”è la mia ragazza” ma lui mi stoppò subito: ”guarda che noi due siamo fidanzati da anni!” Qualche giorno dopo il fatto ed aver provocato l’inevitabile litigio tra i due, lei mi accusò di essermi comportato da ragazzino. Questa prima esperienza mi introdusse nel misterioso mondo femminile!

2) quando, mentre passeggiavo assieme ad un amico lungo la via principale del paese dei nonni, unico svago a quel tempo, fui bloccato da un bambino, che mi consegnò un biglietto, da parte di una ragazza, con su scritto “quando bevi il caffè e ti bruci la lingua pensa a me”. Si trattava della sorella di una ragazza a cui in quel periodo impartivo lezioni di matematica a titolo gratuito e che, un paio di giorni prima, mentre mi guardava rapita (o annichilita) dalle mie spiegazioni, mi aveva improvvisamente baciato. Ricordo che aveva il sapore di uovo! Credo l’anno successivo, io e mio cugino iniziammo un flirt con le due sorelle. La cosa più buffa che ricordo fu quando organizzammo a casa del cugino una “grande festa” da ballo, finalizzata a conoscerci meglio: presenti alla festa: ballerini quattro: noi; spettatori(sorveglianti) due: mio zio ed il padre delle ragazze. Non so perché ma ricordo che per tutto il tempo fummo più in imbarazzo noi cugini che le sorelle: la circostanza contribuì ad implementare la mia esperienza sulle femmine.

3) quando, diciottenne, mi ritrovai casualmente con cinque fidanzate: T. abitava al mare e ci stavo assieme nel periodo estivo; con M. andavo al cinema per limonare, ma la mia mano non riuscì mai ad andare oltre 10 cm al di sopra del suo ginocchio per timore, diceva, che ci vedessero. Un giorno eravamo gli unici nella sala deserta, ma la musica non cambiò, talché, esasperato, le regalai l’occasione di rimanere unica spettatrice!; G. mi telefonava appena sua mamma usciva di casa per fare la spesa. Il tempo disponibile era sempre di 50-60 minuti, ma era sufficiente perché eravamo dirimpettai. R. era quasi mia coetanea, la più donna, anche molto avvenente, ma era fidanzata in casa, quindi durò poco. C. fu il vero primo amore (Irene la grande infatuazione). Lei tredicenne bellissima, io gelosissimo (alle feste ad esempio nessuno si permetteva di invitarla). Le feste mi fanno sovvenire un altro momento. Nel corso di una festa mentre ballavamo, disperata, lei mi disse di essere costretta a lasciarmi nonostante mi amasse. Perché? Perché non sopportava la sofferenza della sua più cara cugina, che le aveva confessato di essersi innamorata di me, e per questo lei si sarebbe fatta da parte! La cosa avrebbe inorgoglito chiunque, non certo me che non ci pensavo lontanamente. Infatti il problema rientrò subito. Ma, oltre ad essere gelosissimo ero anche stronzissimo. Sicuro infatti dei suoi sentimenti, a giorni alterni la lasciavo con i motivi più banali; solo per sentirla piangere e pregare al telefono. Poi però, appena era sola a casa, correvo a trovarla per godermi il momento più bello, quello della riconciliazione. Dopo due anni, logorata dal mio comportamento immaturo, mi lasciò. Quel giorno fummo in due a piangere e quel giorno fu anche il primo di alcune sconfitte che avrei subìto. Soddisfazione lieve fu quando, qualche tempo dopo suonarono alla porta, aprii e me la ritrovai di fronte come venditrice porta a porta di prodotti imprecisati; era più donna ma un po’ sbiadita, senza la freschezza che mi ricordavo, e non sentii tuffi al cuore.

4) l’episodio presuppone la narrazione di una storiella che girava allora tra gli amici, ambientata attorno agli anni cinquanta in Sicilia. (S)Peppe, come di consueto, va a trovare la fidanzata Maria a casa sua; qui viene accolto dalla famiglia al completo, poi fatto accomodare in salotto, convenevoli vari, quindi la famiglia si ritira discretamente in cucina lasciando la coppietta da sola. Fidando sulla comprensione inaspettata dei futuri suoceri, Peppe in un lampo si sbottona i pantaloni, se lo esce fuori e lo consegna a Maria, la quale, immantinente, lo comincia a segare. Dopo due minuti Maria dice a Peppe: “Tesoro mi sono stancata” e allora lui la esorta: “cambia mano”; e così per altre quattro-cinque volte ancora, finché dalla cucina non giunge una voce stentorea che dice” cambiati la minchia!” Spesso organizzavo delle riunioni a casa mia, generalmente costituite da tre coppie, ci chiudevamo a chiave in salone, un po’ di musica, un po’ di whisky, un po’ di buio.. quasi pesto e fingevamo di ballare; invece ci scatenavamo col sesso più sfrenato che, in quel contesto, non andava oltre la sega (per me che ero quello più “progressista”!). Mentre la mia amica si stava “adoperando” da un po’, mi fece sottovoce: “Mi è stancata la mano!”, al che risposi ancora più sottovoce: “non mollare ora tesoro, cambia mano”. E’ inutile dire che la cosa si ripeté ancora finché uno degli amici ad alta voce sbottò: ”cambiati la minchia”. Tutti erano a conoscenza della barzelletta e così finì a tarallucci e vino.

5) quello del primo bacio. Avevo 13-14 anni, lei 17-18; mi prese e mi baciò senza aspettarmelo, però fui lesto a recuperare e ad infilarle la lingua. Non l’avessi mai fatto. Infatti fu un problema tirarla fuori: lei succhiò così forte che mi mancò l’aria … da svenire quasi, ma non potevo fare una figura del genere, allora mi staccai a forza e con una mossa da manuale presi due piccioni. Le posai il braccio attorno al collo e la condussi al vicino divano con il risultato di non cadere a terra e di mostrarmi sicuro e pronto a fare sesso.

6) quando un sabato alle 5 di mattina avevamo concordato di andare in montagna a mangiare il pane integrale appena sfornato, con olio, sale, origano e peperoncino. Pino rubò a suo padre la fiat 600 elaborata 750, io seduto accanto, Carlo e Sandro dietro: tutti diciassettenni. Quella mattina una pioggerellina rendeva l’asfalto pericolosamente viscido, ma noi lo ignoravamo e poi Pino era in gamba; ogni curva era uno stridìo di pneumatici e relativa sbandatina. Al rientro in discesa, mentre iniziava una curva dx Sandro mi chiese di fargli accendere la sigaretta, mi voltai per porgere l’accendino mentre la curva, lo stridio e la sbandata sembravano non finire mai, finché un botto, quasi 50 metri di ribaltamento: tutti illesi, Carlo sembrava un pazzo con i capelli drizzati in aria, Sandro come se niente fosse accaduto, io un dito rotto, Pino mi chiese se mi fossi fatto male; lo rassicurai di no e presi atto che era proprio un duro: aveva un taglio profondissimo sulla guancia dx causatogli dallo specchietto retrovisore, che più tardi i medici suturarono con 50 punti! La soddisfazione? Di essermela cavata benissimo (a quel tempo si sconoscevano le cinture di sicurezza), merito del particolare della sigaretta. E viene immancabilmente in mente il film -sliding doors- o la circostanza che la madre di Hitler, pur avendo in mente di abortire, non lo fece, che ricordano inevitabilmente come una qualsiasi nostra decisione/azione in ogni istante eseguita possa cambiare la vita!

7) quando con la mia lei dalle gambe watussiche, essendo impossibilitato ad operare in orizzontale per la presenza di un’altra coppia puritana nell’appartamento, ma volendo comunque agire, me la sedetti in braccio e, con l’intento di masturbarla, posi la mano tra le sue cosce risalendo per tutta l’altezza prevista. La sua reazione? Non gratificante: si scherniva con un risolino enigmatico. Solo dopo parecchi minuti presi coscienza che mancavano ancora dieci centimetri buoni dall’obbiettivo! Mi mancò il terreno sotto i piedi, ma, non potendo fare come lo struzzo, tentai di trasformare la gaffe attribuendo alla manovra il significato di preliminare.

Termino con mini ricordi. La mia colazione nel periodo liceo era esclusivamente a base proteica, con i resti della cena della sera precedente e cioè pasta al forno, sformati, frittate, spezzatino ecc., a volte per cambiare amavo immergere fette di pane spalmate di formaggino in tazza di latte o di spremuta d’arancia! Prima di andare a letto obbligatorio mezzo litro di latte intero freddo. Quando rientravo a piedi da scuola (circa 5 km) la fame mi obbligava a divorare un iris caldo al cioccolato! Poi facevo un paio di partite a calcio balilla in coppia con Pino, sezione inglese, contro Carlo e Sandro, sezione francese. Una delle strade del ritorno, pur trovandosi al centro città, ospitava qualche casa ad un solo piano abitata da puttane. Ebbene un giorno, mentre rientravo con Pino, avvenne un fatto inquietante; un ragazzo un po’ più grande di noi ci fermò e chiese a me se mi sarebbe piaciuto fare il magnaccia; seppur sconcertato cercai di darmi un contegno chiedendo con forzata nonchalance cosa ci avrei guadagnato, mi rispose “centocinquanta mila lire al mese”, promisi di dargli la risposta il giorno seguente. Naturalmente ripassai da quella via dopo qualche mese. Con Pino non riuscimmo mai a darci una risposta!

Periodo 18-23 anni: 1) quando ad una festa conobbi una ragazza, capelli lunghi e occhi azzurri; il giorno dopo, primo appuntamento, si presentò una ragazza, capelli corti, occhi castani ed occhiali, che si fece riconoscere essere la stessa della sera prima, senza toupet e senza lentine a contatto: delusione. Ma scoprii in poco tempo che era intelligente, molto dolce e innamorata e allora… mi concessi. Quella fu la prima volta per lei e la prima esperienza del genere per me.

2) quando due fidanzati amici mi presentarono una ragazza per trascorrere qualche ora insieme. Appena la vidi dissi tra me e me che mi ero rovinato la serata: lei non era per niente bella e in più i miei amici ci lasciarono pure soli per andare a fare le loro cose. Dopo un paio di ore gli amici fecero ritorno e noi due eravamo… già fidanzati. Una ragazza intelligentissima (era iscritta in medicina), simpaticissima (piangemmo dalle risate per le storielle che ci scambiammo), solare e priva di boria (la famiglia era molto ricca). Dopo qualche giorno scoprii pure che era splendida anche sessualmente. Ricordo il momento perché fu una grande lezione di vita per me: quella di non soffermarsi mai alle sole apparenze o all’aspetto prima di giudicare qualcuno.

3) quando andavo a prendere a scuola la mia fidanzatina: Laura, piccoletta, ma bella, bionda e occhi azzurri. Ci andavo con la macchina di mamma, una “bianchina”, auto prettamente femminile, con cui mi vergognavo parecchio ad uscire, ma la mia prima auto l’avrei ricevuta da lì a poco, appena superato il biennio universitario. Spesso davamo un passaggio in auto alla sua migliore amica: Ester, capelli corvini lunghissimi, occhi neri, sensuale, irraggiungibile, con un corteggiatore, un bel ragazzo biondo con la MG spyder! Lei si sedeva dietro e, non capivo perché anche se naturalmente mi gratificava, mi metteva le braccia attorno al collo e mi scompigliava i capelli. Dopo un paio di mesi non resistetti e …cambiai partner senza pentimenti. Lei mi piaceva così tanto che un giorno, passando in macchina sotto casa sua, per ricambiare il suo saluto e bacio mi estraniai proprio dal mondo e così … tamponai l’auto davanti a me. Da questa scese un omone doppiamente incazzato, perché stava in compagnia della moglie incinta! Forse perché lei mi osservava dal balcone tra il preoccupato e il compiaciuto, affrontai l’energumeno con imprevedibile calma (tenuto anche conto che allora non disponevo ancora della patente), e me la cavai bene: lo invitai senza esitazione a seguirmi fino al carrozziere sotto casa mia per fargli sistemare l’auto. Con Ester fu una relazione sofferta, perché i genitori erano molto rigidi e, per vederci, eravamo sempre costretti a sopportarci la compagnia fissa del fratellino piccolo e ogni volta… mi costava un giocattolo nuovo. Ma, al di la della soddisfazione in se, ricevetti un’altra lezione: quella di non arrendersi di fronte a situazioni che danno perdenti.(Ester aveva deciso di stare con me, persona senza alcuna qualità apparente, definibile mediocre, da sei meno, dai più buoni addolcito come “un tipo”, anziché con un giovane aitante e benestante!). Questa lezione si collega strettamente a quella dell’episodio precedente.

4) quella volta che mia cugina Agrippina mi invitò ad una sfilata di moda alla quale partecipava anche lei. Alla fine della sfilata si andò a cena e quindi a ballare. Poiché ammiravo le sue colleghe, lei mi chiese chi mi piacesse, io risposi che tutte erano carine, ma chissà chi ci sarebbe stata? La cugina mi disse di aspettarla ché doveva vedere qualcosa: dopo pochi minuti tornò e mi indicò quattro ragazze a cui ero piaciuto. Scelsi quella che somigliava molto a Patty Pravo cantante sex symbol e mio idolo del momento, ed ebbi con lei una relazione. Mi ricordo anzi la scena buffissima della prima volta. Ci spogliammo al buio senza sfiorarci, ci mettemmo a letto, io, eccitato, mi misi sopra di lei per un po’ di petting, senza penetrarla, infilai le mani sotto le sue natiche. Purtroppo solo in quel preciso momento, che doveva essere il momento clou, il mio cervello realizzò che le natiche si trovavano sotto la mediana del corpo, uguale: aveva il culo basso. Fu il “crollo”. Fortuna volle che, contemporaneamente, lei fingesse una debolissima resistenza, così, colta la palla al balzo, dissi: “ok rimandiamo se non ti senti”. Evitai una brutta figura, impensabile a quell’età. Ma il fatto mi insegnò una cosa importante. Io, da figlio unico, senza fratelli maggiori o sorelle che mi guidassero o mi dessero le dritte, ero costretto ad agire sempre da solo, provando e riprovando, rischiando, sbagliando spesso. Era stato sufficiente uscire un giorno con mia cugina (ma poteva anche essere una cara amica) per ricevere in regalo non solo un giorno diverso dal solito, ma la consapevolezza che tutto era più sicuro e veloce da realizzare.. con le donne!

5) mi richiama con intensità ed emozione la grande generosità e sensibilità dei miei genitori: ero poco più che ventenne e stavo ancora in famiglia; vicini di casa Fulvio, impiegato della Philips, e la moglie. Fulvio, consapevole del fascino che esercitavano su di me le novità tecnologiche, mi mostrava sempre i nuovi cataloghi dell’azienda; un giorno rimasi incantato dal prezzo, basso rispetto a prodotti simili professionali e con la scontistica applicata a lui, di un registratore multi traccia, cosa che mi avrebbe consentito di creare delle composizioni musicali complete di voce solista, cori, chitarra, tastiera! Uno sballo, ma il prezzo rimaneva comunque proibitivo per le mie tasche né mi balenava l’idea di chiedere soldi ai miei, quindi la cosa era destinata a rimanere un sogno. Dopo un po’ di tempo, non ricordo se in coincidenza del mio compleanno, al rientro a casa dall’università, aperta la porta della mia stanza trovai a terra un pacco enorme, chiesi a mamma cosa fosse, mi rispose di non sapere, l’aveva lasciato il corriere. Era il registratore! Non credo di cadere in errore se affermo che l’emozione, che provo al momento che scrivo, è pari a quella di allora. Vorrei che fosse così anche per tutti coloro che trovano naturale dimenticare, sottostimare o non apprezzare come meriterebbero i propri cari.

6) solo una rapida menzione a ricordare la scoperta, ed assaporamento della ninfomania che possedeva l’amica degli incontri settimanali (rigorosamente in auto). Come dimenticare che ogni volta mi chiedeva cosa desiderassi che lei facesse e come volessi raggiungere l’orgasmo?

v.LIBRO

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