Lemmi

BESTEMMIA

Bestemmia

Flickr

Qualche tempo fa ho letto che presso i popoli primitivi esisteva la convinzione che la parola possedesse una forza magica, cioè che fosse in grado di rendere magico l’oggetto interessato, di modificarlo. La funzione antica della bestemmia, così come dell’invettiva e della calunnia vanno compresi alla luce di tale mentalità. Se proprio se ne vuole trovare l’origine e la supposizione fosse azzeccata, viene da chiedersi se il bestemmiatore routinario (ricomprendendo nel termine sia la blasfemia che l’imprecazione in genere) voglia veramente, ma anche il perché, rendere magico o modificare la troia, la puttana, la vacca o le divinità che più gradisce. Lo escludo. Piuttosto sono propenso a pensare che la spontaneità con cui ricorre all’esternazione l’abbia appresa in famiglia o carpita agli amici più anziani o più “fighi”, certo non era insita nel suo DNA; poi avrà trovato terreno fertile nel suo mondo, non sempre(purtroppo) di ignoranza, e quindi divenuta abitudine. Possiamo considerarlo come un vezzo o una piccola droga, comunque non è stato nemmeno bravo ad inventarla lui. Ho precisato ”non sempre di ignoranza” e difatti non è esclusiva di un livello sociale: ciò rafforzerebbe l’idea che di abitudine si tratti.

read more

BUONISMO

Definisco buonismo  la falsa bontà, ma, volendo mantenere il termine, distinguerei il buonismo vero, sincero da quello finto, forzato, occulto o sbandierato. Se la distinzione apparisse grossolana mi costringo a fare il pignolo dividendo l’umanità, relativamente all’argomento, in quattro categorie. La prima quella delle persone pie, quelle cioè che posseggono la bontà da dna, le uniche che pagano in prima persona il prezzo della bontà: tempo, disponibilità, solidarietà, denaro ecc.: rarità. La seconda quella dei buoni da necessità/facciata, che comprende non pochi religiosi e politici. La terza quella dei buoni da convenienza, rappresentata da tutti quelli convinti che fare i buoni non può che produrre i migliori frutti in termini di ritorno. L’ultima è quella della gente realista. Il termine è qui argomentato con specifico riferimento al terrorismo e all’immigrazione. Tentiamo di farne chiarezza.

Quasi quotidianamente i media ci propinano notizie su efferatezze perpetrate da estremisti, ci narrano scene agghiaccianti di crudeltà inaudita. Assistiamo increduli ed impotenti a questa situazione ma, non vivendola personalmente né percependola a noi vicina, di li a poco ce ne dimentichiamo. E’ la natura umana, cioè l’egoismo. Ma, più che sbigottire di questi fatti, che appare inopportuno definire disumani proprio perché è l’uomo che dimostra ampia e ripetuta capacità di compierli, si rimane sconcertati (ma di poco, infatti non è che una forma di egoismo!) nel notare che c’è sempre qualcuno pronto a trovare ad ogni costo una giustificazione, una scusante, una motivazione accompagnate da soluzioni per lo meno fantasiose, a sfidare equilibrismi interpretativi a livello sociologico o economico. Ad esempio una logica che brilla nella mente del buonista di turno è quella di attribuire la causa del terrorismo all’ignoranza e quindi la soluzione ovvia per combatterlo sarebbe quella di sostenere la cultura degli attentatori in pectore . E’ notorio invece che molti degli ideatori e in genere chi comanda quei gruppi sono acculturati, spesso laureati presso università occidentali! Altra tesi stoltamente avanzata è quella di chiamare in causa la povertà: senza disturbare casi meno noti è sufficiente rammentare Bin Laden ed il suo successore Al Zawahiri, arciricchi! Un’altra tesi, strumentale, è quella portata avanti da altri analisti  politically correct che ricondurrebbe ad una “colpa dell’occidente”, come l’invasione dell’Iraq, e quindi giustificandola, la reazione del fenomeno jihad; se così fosse come giustificare i massacri di decine di migliaia di cristiani perpetrati negli anni in pakistan ed in zone estranee all’Iraq ad opera di islamici? La realtà?: gli ideatori ed i finanziatori, i cosiddetti califfi, non sono né poveri né ignoranti, ma semplicemente dei furbi ed esaltati che mirano al potere economico e politico/religioso, manovrando sapientemente giovani, forse molti di loro si, poveri, ignoranti e dalle menti fragili, chi con problemi d’identità, chi con la mente imbottita di fantastiche previsioni di una rivalsa dell’islam sull’infedele occidente, chi accecato dalla promessa di un paradiso nell’altro mondo, chi più semplicemente frustato e non integrato adeguatamente nelle realtà europee in cui vive.

Altra considerazione: molti islamici, non esclusivamente estremisti, vedono l’occidente come il demonio per cui non riconoscono anzi ne condannano usi, costumi, politica, religione, arti, tutto quello che sono nostre faticose conquiste di civiltà.  Tenendo conto del gap civiltà che ci separa (non è certo sentimento antirazziale ma semplice constatazione della realtà politica e religiosa di determinate zone),  la qual cosa potrebbe indurci a subire in religiosa pazienza le loro incomprensioni, mi chiedo: non sarebbero più credibili se eliminassero dalla loro vita tutto ciò che è occidentale: pc, internet, cellulari, auto, armi, ecc  O queste cose fanno eccezione perché sono utili?

read more

CONDIZIONAMENTI

Non ci rendiamo conto, presi come siamo dalla vita, ma si può affermare con certezza che non esiste essere vivente che, lungo tutto il corso della sua esistenza, possa vantarsi di non esserlo: condizionato. Non ne sono esclusi ricchi, potenti, giovani, anziani, belli, brutti, singles, sposati, ed anche l’essere più libero non lo è del tutto. Si può pensare che ricchezza e potere annullino o almeno riducano i condizionamenti. Niente di più errato, al contrario, riflettendo è facile convincersi che povertà e/o semplicità di vita rappresentino gli elementi indispensabili, non per raggiungere ma almeno per avvicinarsi a tale finalità.  Tralasciando l’analisi dei perché specifici, relativi ai vari tipi categorizzabili , è sufficiente soffermarsi su tutte le esigenze primarie dell’essere vivente generico, ovvero a quelle legate alla sopravvivenza: l’aria per respirare, il cibo e l’acqua per nutrirsi, i bisogni corporali,  il sonno. A queste esigenze biologiche seguono, nella scala gerarchica delle priorità, una serie variabile di ulteriori esigenze che vanno dalla salute alla sicurezza, dalla necessità della casa a quella di altre proprietà, dal desiderio di procreare e formazione della famiglia al desiderio di crearsi amicizie, dal desiderio sessuale alla necessità del lavoro/denaro ecc. con una escalation senza fine…se si vuole.  Insomma sia Adamo, sia i frati più umili, sia i più potenti uomini sono stati, sono e saranno sempre condizionati dalla natura e dagli altri propri simili!

Sempre premesso che qualsiasi condizionamento, non dipendente da eventi della natura, che sia cercato o subìto ( nel senso che il condizionamento può presentarsi casuale seppur prevedibile ma anche voluto come ogni qualsiasi azione, cioè per piacere, dovere, convenienza necessità) è frutto dell’egoismo, vediamo qualche esempio.

Fissiamo intanto l’attenzione su tutto ciò che si dice e che si fa, ovvero sforziamoci di pensare a quello che si può o non si può dire o fare, quello che si deve o non si deve dire o fare, quello che conviene o non conviene dire o fare ecc. in tutte le casistiche della vita. Già questo semplice esercizio può occuparci una intera giornata!

Uomo medio: -giornata tipo- sveglia, esigenze primarie, pulizia, famiglia, scuola, auto, traffico, benzina, autovelox, lavoro, auto, autovelox, casa, moglie, figli, tv.     –giornata extra-  esigenze primarie, problemi con figli, droga, problemi con casa, utenze, spese, problemi di salute, nuovi acquisti, amici, amante,ristorante, cinema, palestra, gita, ferie, traslochi, politica, religione, leggi

Uomo umile: esigenze primarie, problemi di sopravvivenza, ricerca di confort minimi

Uomo potente: sveglia, esigenze primarie, pulizia, famiglia, auto, autista, traffico, lavoro, incontri, stress, titoli borsa, soci, dipendenti, consigli di amministrazione, viaggi, amanti, problemi di salute, di famiglia, politica, religione, leggi

Se vogliamo riferire i condizionamenti  ad alcune voci che interessano un po’ tutti, avremo:

Famiglia: rapporti con coniuge e figli ( problemi di svariata natura, tipo di educazione dei figli, competenze e ruoli dei singoli membri, compatibilità orarie, culinarie, preferenze tv ecc., problemi di moda, amicizie dei figli, scelta tipo scuole, professori, droghe, problemi economici, compatibilità sessuali, problemi di salute, malattie, medici, farmaci, ospedali, convalescenze, badanti, tate, nascite, vestiario, moda, profumi, gioielli, usanze, credenze, galateo, animali domestici ecc.)

Casa:  problemi di sicurezza (antifurto, grate, videosorveglianza ecc.), di gestione (acqua, luce, gas, telefono, rifiuti, antenne, tv, posta, manutenzioni ecc. tipo disservizi) , di vicinato,  di viabilità

Lavoro:  viabilità, autovelox,  parcheggi, responsabilità anche penali per attività specifiche, invidie colleghi, gelosie, rapporti con superiori ed inferiori, rispetto  scadenze, mancate consegne, assenza commesse, ritardi,  ecc.

Tempo libero: sport, palestre, abbigliamento, orari, alberghi, ristoranti, aerei, taxi, attese, code, ritardi, ecc.

Politica: rispetto leggi, regolamenti, tasse, incombenze e scadenze, ecc.

Amici:  affetti, sacrifici,  gelosie,  tradimenti ecc.

E quanto altro ci ricordiamo!

Si badi bene che ogni voce è costituita da sotto voci. Ad esempio: quando penso all’abbigliamento penso a quello che si indosserà, che potrà essere condizionato dall’ora, dal contesto, dalla compagnia, se ciò che si intende utilizzare è pulito o macchiato, se è intonato al resto, se è di moda ecc.! Quando penso al cellulare devo considerare quali e quanti portarne con se, lo stato delle batterie, se si prende la linea, se parlare in viva voce o meno, se più opportuno inoltrare sms o meno, se fare ricerche specifiche sul web, quali compagnie telefoniche preferire e perché, i virus, i malware ecc.

Ma non è finita perché occorre anche inserire tutti i condizionamenti occulti. Citiamo solo qualche esempio: 1) la casualità ( un film esplicativo è sliding doors, laddove una banale perdita di tempo con conseguente perdita della metro da parte della protagonista dà inizio allo sdoppiamento della sua vita in entrambi i casi. Quindi si pensi al ritardo non previsto né prevedibile, all’incontro casuale o a quello saltato, agli spostamenti di appuntamenti, al cambio forzato di cose programmate colpa di incidenti, eventi atmosferici ecc.); 2) la pubblicità (tra le prime a condizionarci sulle scelte degli acquisti in positivo ma soprattutto in negativo, solo riflettendo ad esempio sui tanti prodotti dannosi per la salute che ci propinano l’industria gastronomica e quella chimica, la pubblicità ingannevole); 3) gli eventi naturali in genere: uragani, tornado, terremoti, temperature estreme, allagamenti ecc.

Si può dedurre che, in generale,  i condizionamenti sono condizionati dallo stile di vita, ovvero che quanto più si hanno interessi, necessità, desiderio di partecipare si è sottoposti e sottomessi a condizionamenti; ciò non esclude che un tycoon , o perché abulico o timoroso o schivo, trascorra il suo tempo rintanato nella sua reggia, servito e riverito, che, delegando qualunque incombenza a terzi,   possa essere meno condizionato di un travet dai mille interessi, che invece ne risulta  stracarico.

Sempre e comunque grazie all’egoismo.

COPPIA

 coppia

Coppia tipo

Si potrebbe scrivere un intero testo sul tema, ci limitiamo solo a fare un brevissimo excursus, esprimendo pareri tratti dalla esperienza e comunque in armonia con le impostazioni del presente scritto. Fino all’immediato dopoguerra, seppure in maniera residuale, vigeva, quantomeno al sud, una legge non scritta secondo la quale uomini e donne avevano compiti ben definiti. L’uomo era il capo della famiglia, anche se con il trascorrere degli anni il titolo diventava sempre più teorico; portava i soldi a casa, provvedendo quindi al soddisfacimento di tutte le esigenze economiche della famiglia. Aveva la rappresentanza della casa, godeva di alcune libertà, come quella di coltivare amicizie, sovente non consentite alla moglie. Non di rado era il padre-padrone.

read more

CRITICA

critica3

La critica sembra uno dei passatempi più divertenti di sempre, intramontabili, universali ed h24. Mi riferisco naturalmente all’attitudine ancestrale, endemica di dire la propria sull’operato degli altri in ogni situazione: ma questo sarebbe il male minore ove rapportato a quella manifestata dagli intolleranti, dagli esagitati delle curve degli stadi, da buona parte del popolo dei social, dagli estremisti, dai violenti, che non si limitano al rimbrotto più o meno manifesto ma lo accompagnano con i fatti! Come si capisce, il riferimento è alla critica spicciola, quella che riguarda il comportamento umano nella vita quotidiana, ma non di rado, grazie ad ignoranza e spocchiosità, raggiunge il top spingendosi temerariamente fino ad interessarsi di campi specialistici (tecnici, culturali, artistici ecc.) . Non ne sarebbero esenti nemmeno i santi, se esistessero, mentre i grandi uomini sorvolano o dissimulano. Infatti saggezza suggerirebbe di tenere sempre a mente -che chi la vuole cotta e chi la vuole cruda vale per noi ma anche per gli altri; -che una qualsivoglia azione è eseguita per piacere o per dovere o per convenienza o per necessità (vedere argomento dna) e, conseguentemente, purché non arrechi disturbo al prossimo, avrebbe titolo forse a giudizi silenziosi piuttosto che a critiche  avventate quando non velenose.

Spesso la critica si scatena in compagnia degli amici; sarà cioè finalizzata ad amplificare il relax del momento condiviso, insomma un modo come tanti di trascorrere allegramente il tempo.

Ma c’è anche la critica bonaria, quella a livello di simpatico sfottò o quella finalizzata all’aiuto dell’amico. Infatti, a volte un problema è più facilmente risolvibile da chi lo analizza dall’esterno, perché più freddo ed obbiettivo di chi personalmente lo patisce o da chi può vantare maggiore esperienza sull’argomento. Ma a volte no, e questo perché: un problema è vissuto da ciascuno in base al proprio carattere, alle proprie priorità, alle contingenze, elementi tutti che ne determinano il comportamento. Lo sciupafemmine tirchio che dice all’amico, lasciato dall’unica donna della sua vita,  “dai non ci pensare, chiusa una porta si apre un portone”: non sarà capito o forse non sarà neanche ascoltato. Lo stesso accade se è quest’ultimo a dire al primo “dai non pensare alla perdita del portafoglio; hai tanti di quei soldi!” Altri esempi esplicativi: A ha un patrimonio di 100 ma problemi congiunturali gli fanno perdere 150. B ha un patrimonio di 300 ma analoghi problemi gli determinano perdite per 200. Vista dall’esterno appare più grave la situazione di A. Quindi, se B critica A ritenendolo non avere titolo a lamentarsi visto che lui ha perso di più, dimostra tutto il suo essere ego2; se invece A prova a confortare B dà prova di sensibilità, di essere un ego1, di essere un grande. Aggiungo: se B si stupisce, ma poi capisce l’atteggiamento di A, alla fine lo apprezzerà, se al contrario mantiene la propria critica conferma oltre ogni dubbio di essere re di infantilismo, un ego2 doc. Altro esempio: A e B, sempre a parità di altre condizioni, subiscono un dolore fisico; pur se A ha più titolo a lamentarsi perché  il suo dolore è effettivamente più intenso, potrebbe accadere che a lamentarsi sia B se per esempio per lui è la prima volta (quindi al dolore si somma la paura che si innesca di fronte a ciò che non si conosce) o semplicemente perché ha una sensibilità dolorifica superiore ad A. E’ negativo che A prenda in giro B. Anche se non si capisce ma si vuole essere veramente d’aiuto, è preferibile confortare.

Ovviamente il principio non è applicabile ai gusti personali: quelli sono inviolabili, non negoziabili. Ci si può stupire quanto si vuole sui gusti degli altri, ma questi fanno parte della diversità umana che ci distingue dagli automi. Aggiungo, per quanto riguarda me e chi si ritrova in una simile “sfortunata” situazione, di avere cioè particolari esigenze in molti campi, non solo artistici, la qual cosa non di rado può innescare forme di invidia verso chi è interessato alla scoperta di  tutto e riesce ad apprezzare…tutto senza pretese né problemi.

Il tema può collegarsi anche agli argomenti “Riflessioni” , “Predisposizione alle malattie” laddove si accenna alla scala del dolore, e “Rispetto”. Buonsenso e sensibilità suggerirebbero invece, prima di giudicare, criticare, suggerire, di rispettare il seguente principio fondamentale: Nei consigli da regalare agli amici: a parità di altre condizioni, come ad esempio età, sensibilità e scala algometrica,  esprimiamoci solo se possiamo vantare una situazione personale, pregressa o attuale, simile o svantaggiata rispetto a quella dellamico. Nella critica: le variabili in gioco sono così numerose ( scala algometrica, età, contesto, sensibilità, ego, intelligenza, cultura, scala delle priorità personali ecc. ) che solo un potente computer che elabori un raffinato algoritmo ci potrebbe fornire in tempo reale l’ok a farla… cioè mai!

Ricordo che si sta dissertando sulla critica di tutti i giorni tra very normal people, diversamente ognuno ha il diritto ed il dovere di critica su tutti i comportamenti che nuocciano alla comunità.

Invito ad immaginare situazioni o a pensare a tutte quelle vissute per convincersi della reale importanza e perenne attualità del chi la vuole cotta e chi la vuole cruda.
Per quanto esposto l’ovvia conclusione è che: se farlo ci diverte o ci rilassa o ci ricarica di nuova stima  giudichiamo finché ci piace; se invece vogliamo essere propositivi facciamolo solo se siamo capaci di capire di essere in grado di farlo ed a ragion veduta. Purtroppo non tutti disponiamo di auto critica e di auto controllo! Ed oggi, con i social, il problema è esponenzialmente elevato .

I social meritano un’attenzione in più. Personalmente li paragono all’atomica: entrambi rappresentativi  dell’evoluzione del genio umano, entrambi produttori di effetti benefici o nefasti. Gli effetti positivi sono risaputi, un poco meno lo sono quelli negativi. Tentiamo di rammentarne un paio. I social hanno soppiantato le forme di pubblicità e le tecniche del marketing tradizionali con tecniche più raffinate e quindi insidiose; merito questo di approfonditi studi la cui attuazione è affidata ai così detti influencers o youtubers. Ma le tecniche di persuasione non si limitano ai prodotti commerciali, cosa di per se dannosa, va ben oltre estendendosi alle attività professionali, a quelle artigianali ecc. fino ad arrivare alla politica, tal che un giorno ci troveremo a votare per qualcuno che neanche conosciamo ma che, sul web, viene presentato come il top. Un altro elemento non meno negativo è la possibilità a chiunque di dire la propria, come è normale e giusto sotto le regole democratiche: la differenza con il mondo reale è che, se non vogliamo imbatterci in problemi di sicurezza, eviteremo di frequentare quartieri malfamati; se non desideriamo proprio sentire stronzate o ricevere provocazioni eviteremo i luoghi pubblici famigerati. Sul web? Scordiamocelo. Chi vi è incappato si è presto reso conto di quanta ignoranza, presunzione, arroganza, stupidità ecc., prima sconosciute perché circoscritte nei propri ambiti, si siano riversate sul web ad opera di tanti goduriosi inconsapevoli portatori  sani(?) passati così dall’irrilevanza sociale e culturale a guru, a imam del Nulla Assoluto. La loro rieducazione? Roba da masochisti o da sostenitori del donchisciottismo.

La concezione del social era probabilmente, e ingenuamente o cristianamente, venuta agli ideatori con l’intento di avvicinare i popoli di questo mondo, divenuto ogni giorno più grande e sfuggente, semplicemente mettendo in vetrina proprio tutto della propria vita, interessi, amori, amicizie ecc. come nei reality, cosi da conseguire  il sospirato superiore obbiettivo del volemese bene tutti! Pia illusione. Per stessa ammissione degli stessi ideatori!

Mi pare appropriato “calare” dentro il presente argomento anche la critica da presunzione, così da me coniata e riguardante la sufficienza indossata da tutti coloro che  sono a ragione, o si ritengono a torto, colti su un argomento e rivolta ai non colti. Mi spiego con degli esempi.

C’è una parte politica che da tempo si è appropriata della cultura, ritiene cioè, forse sulla base di tanti letterati ideologizzati anche del passato, di essere depositaria dell’istruzione, dell’erudizione, del sapere. Conseguentemente gran parte dei suoi adepti o quantomeno l’elite viaggia costantemente “sollevata” da terra. I miei rilievi nel merito sono: 1) il termine cultura (così come l’intelligenza e in genere la superiorità) è troppo vasto e vago perché il suo aggettivo -colto- ed ancor meno l’appellativo di “grande” o “superiore” sia attribuibile a qualcuno: specialmente oggi è impensabile che una persona sia un Leonardo, un mostro di sapere in tutti i campi dello scibile umano, perciò la sua ostentata sufficienza per me rimane ingiustificata,  dimostra solo boria e mi fa sorridere. Uno Sgarbi sarà un “mostro” nell’arte, ma forse un “sottosviluppato” nelle lingue, in fisica, in una miriade di altri campi; 2) il colto di turno, diciamo in letteratura o filosofia o psicologia ecc., sbaglia quando, ritenendosi depositario delle verità assolute, ascolta con sorriso ironico l’esternazione del “non colto” ancor più se si tratta di avversario politico; 3) il colto infine deve avere la fortuna di possedere memoria elefantiaca per tenere a mente il suo sapere, sciorinandolo al momento opportuno, ma potrà  oggettivamente essere meno colto di chi lo è effettivamente ma privo di analoga fortuna. In conclusione giustifico la sufficienza indossata da certi “colti” meno di quella di tanti ignoranti.

C’è una parte politica, e non solo, ma sempre della serie del politicamente corretto,  che, schiava della galoppante ideologia progressista volta alla conquista di chissà quale civiltà, si ritiene elite e sembra abbia conseguito la laurea su un nuovo indirizzo universitario, una neo lingua, con cui si acquisisce la perfetta definizione di persone e cose, di cosa si possa dire e cosa no sui diversi, sulle minoranze ecc, al fine di non arrecare loro alcun patema d’animo, di non disturbarne la sensibilità, anzi di metterli a loro agio anche rinunciando a qualcosa di proprio. Insomma un’acquisizione di progressismo ipocrita, di presunta superiorità antropologica. In un museo di Amsterdam sembra che abbiano deciso di cambiare il nome sui quadri recanti la parola “negro” perché discriminatoria.  A Konrad Lorenz sembra che un’università abbia revocato post mortem la laurea honoris causa, assegnatagli a suo tempo, per il suo passato nazista! Alcuni sommi letterati del passato avrebbero d’incanto perduto valore e celebrità perché i nuovi inquisitori, cresciuti negli ultimi tempi come funghi in ambito letterario e artistico, nella loro dotta indagine revisionistica delle opere dei citati personaggi, ne hanno rilevato irriverenze verso le attualissime tendenze su genere, minoranze, migranti, sesso, disabili, ebrei, neri, omosex ecc. Ora è chiaro, a chiunque disponga di un cervello normale, che la grandezza di un Leonardo, un Dante, uno Shakespeare ecc. rimane immutata quale che siano stati gli aspetti fisici o i comportamenti o le idee dei protagonisti, grandezza che non può svanire  certo perché qualcuno, insignificante rispetto ai sommi, si permette di giudicare. Solo loro non rimangono basiti! E’ una evidente offesa all’intelligenza ma, alla stessa stregua di come tanti politici tengono i discorsi, ritengo che lor signori non vogliano offendere nessuno ma piuttosto ritengano minus habens chi li ascolta.

Invito, per sorridere un pò,  alla lettura dell’articolo del giornalista Renato Besana riportato sul sito  https://www.pressreader.com/italy/libero/20160909/281530815472206 .

Cala a fagiolo anche uno dei più espressivi aforismi di Stanislaw Lec “Rifletti prima di pensare”.

Anche una rilettura dell’argomento “Buonismo” è indicata.

v. LIBRO