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SESSO

sesso: sesso in varie posizioni

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 In linea generale il sesso piace a tutti. Piace agli etero, agli omosessuali, ai deviati, piace a tutte le età, nei limiti imposti dal naturale sviluppo biologico, dai livelli ormonali e dal decadimento fisico o psichico. Sempre nel rispetto del proprio egoismo ognuno lo vive  a proprio modo; non esistono regole uguali per tutti, ciò che piace a qualcuno può non piacere ad altri; ciò che è possibile per qualcuno appare impossibile per altri ed è da presuntuosi criticare chi la pensa diversamente. Le variabili in gioco sono numerose. Solo per citarne alcune: le condizioni ambientali giovanili, le preferenze individuali, la situazione ormonale, le dimensioni degli organi, le esperienze vissute, gli incidenti ecc. A proposito di incidenti alleggerisco il tema ricordando una storiella.

(S)Un giorno Pierino ritorna da scuola estremamente su di giri; canticchia e lancia i libri in aria a mo’ di giocoliere, tanto che la madre gli chiede se la sua allegria sia attribuibile ad un bel voto su qualche materia, ma Pierino risponde che è merito della sua recentissima prima esperienza sessuale! La madre, sconvolta gli molla un ceffone e gli urla che per lui le cose peggioreranno appena dovrà raccontare l’accaduto al padre. Di li a poco rientra il padre che, edotto dalla moglie che il figlio deve parlargli, va alla ricerca di Pierino che, nel frattempo, ha pensato di mettersi al sicuro sotto il letto, dal quale non ha intenzione di venire fuori. Dietro minacce del padre, Pierino viene convinto ad uscire e, piangendo e riparandosi dai prevedibili schiaffi, racconta al padre di avere avuto la sua prima esperienza sessuale. A quelle parole il padre, imprevedibilmente compiaciuto, mette il braccio sulle spalle del figlio e lo invita a fare una passeggiata per saperne di più sul suo stato d’animo. Al rientro il padre chiede infine al figlio: ” Quando vorrai rifare l’esperienza?” e Pierino: ”Papà preferisco fare passare un po’ di tempo perché ancora mi brucia il culetto!”

Rimanendo sull’argomento incidenti, ma tornando alla realtà, riporto un fatto personalmente vissuto. (P) Attorno ai 10-12 anni circa eravamo un gruppetto di amici, tutti appartenenti a famiglie sane medio borghese, salvo qualche conoscente infiltrato occasionale, e tutti privi di fratelli maggiori e di informazioni sul sesso; il gruppetto, con cadenza giornaliera si incontrava per riprovare, sperimentando varianti, quella che chiamavano “la paura” cioè il piacevole ma inspiegabile brivido che si provava alla fine delle prime seghette o pippe, fine che nel migliore dei casi produceva una sola goccia. La cadenza poteva anche essere bi e tri quotidiana, anche se il mio sesto senso, sostenuto dalle raccomandazioni di qualche genitore che induceva ad avvertire il senso di colpa della esordiente sessualità, mi aveva convinto che la cadenza quotidiana fosse la migliore e così varai la formula “una sega al giorno toglie il medico di torno”, che poi in seguito qualcuno abbia cambiato qualche parola, affari suoi! Naturalmente, tra le altre cose, si confrontavano le dimensioni dei singoli e dei tempi di raggiungimento della “paura”, con conseguente presa in giro di chi ce l’aveva più piccolo e con lode per chi “veniva” primo! Un giorno un conoscente di circa 14-15 anni mi propose, forse ritenendomi il più sveglio del gruppo o piuttosto in rispetto al mio status di anfitrione, se volessi essere soggetto passivo di un rapporto a due, fornendomi assicurazioni circa la gradevolezza della cosa. Io, nonostante l’ingenuità, istintivamente risposi di no, ma lui rilanciò e si offrì di fare prima lui il passivo per poi scambiarci le parti. La mia risposta rimase immutata. Non potrei dire se e cosa sarebbe cambiato nella mia vita; comunque è possibile che un fatto del genere, apparentemente banale, su giovanissimi individui particolarmente sensibili e fragili qualche influenza potrebbe determinare.

Nel campo degli incidenti faccio rientrare altre tre vicende. La prima quando di notte mi svegliò uno strano movimento della mia mano condotta da una mano esterna (che realizzai essere quella del figlio di amici di famiglia, nostro ospite in città per gli esami universitari, che tentava di masturbarsi mio tramite!), mi girai, lui fece in tempo a ricomporsi e riprendere a studiare ed entrambi ignorammo la vicenda. Ma io ero talmente incazzato, anche se non capivo la portata della cosa, che la mattina seguente mi affrettai a parlarne con i miei, però tentai e ritentai ma la vergogna non me lo consentì. Se avessi avuto coraggio qualcosa sarebbe cambiata! Ma l’episodio offre aspetti di riflessione: il primo relativo alle conseguenze che poteva assumere se ci fosse stata una mia minima accondiscendenza; il secondo conferma, ove ce ne fosse bisogno, la bestialità di comportamento che un surplus di testosterone può indurre in taluni soggetti , anche con rischi di conseguenze spiacevoli (nella fattispecie il soggetto non agì nel rispetto più totale verso i suoi ospiti come si conveniva, e rischiò di essere allontanato ma anche denunciato); il terzo mi fornisce la conferma della diversità umana: l’atto in se, trattandosi di una semplice sega auto eseguita, seppur con interposto elemento anatomico estraneo, aveva scatenato sul protagonista fantasie così erotiche tanto da non impedirgli di rischiare! Mi permetto di dedurne che lo stesso, oltre ad avere verosimilmente un’eiaculazione flash, o come si dice in gergo latenza breve (oltre che essere sottodimensionato), possedesse qualche problemino psichico.

La seconda vicenda quando, tra i 13 ed i 15 anni ero solito andare a messa la domenica mattina. Lo facevo da solo, dietro consenso dei genitori che faceva seguito a mie accorate richieste di autonomia. Ricordo che una domenica mi trovavo vicino all’ingresso della chiesa, in piedi, così come altra gente che non aveva trovato posto a sedere; ad un tratto una persona adulta cominciò prima a strisciarmi, diciamo, per mancanza di spazio, dopo però le sue insistenze mi tolsero ogni dubbio e, anche se la mia innocenza non mi consentiva di capire a cosa tendessero, la mia reazione, sempre da sesto senso, fu l’uscita istantanea dalla chiesa con fulmineo rientro a casa.

La terza, forse attorno ai diciott’anni, quando il mio amico Carlo mi pregò di accompagnarlo a trovare un suo amico gay parrucchiere, così, tanto per fare qualcosa diversa. Ricordo che il tipo era rotondetto ma allegro; nell’occasione ci presentò un suo ospite R., che apparve subito persona fine ed elegante, con cui non fu difficile simpatizzare. Dal parrucchiere scoprimmo che era figlio di un ministro nord africano molto ricco; ricordo che quando lui si accese la sigaretta con un dunhill o dupont d’oro massiccio e vide la mia espressione, mi chiese se lo volessi in regalo. Piacevolmente meravigliato ma vergognato  rifiutati naturalmente, nonostante le sue insistenze. Quando andammo via Carlo mi confidò di avere saputo che anche l’altro era gay. Mi caddero le braccia a terra: non l’avevo sospettato per niente anche perché era molto raffinato e non aveva manifestato alcuna cadenza particolare. Qualche tempo dopo l’occasione si ripresentò ed R., che nel frattempo aveva preso un appartamento arredato, mi propose di andare da lui per consegnarmi l’accendino. Rifiutai cortesemente, ma lui insistette con garbo perché desiderava che gli suggerissi idee sull’arredamento e mi giurò che non mi avrebbe importunato. Per apparire più “vissuto” mi costrinsi ad andare. Arrivati mi fece accomodare su un sofà, abbassò le luci, mise musica soft, mi portò un whisky, mi offrì una sigaretta e poi, nello spiegarmi i suoi dubbi sugli interni, delicatamente cominciò ad accarezzarmi. Forse riuscivo ancora a scappare! Infatti, pur cercando di darmi un contegno coerente con il contesto, la manifesta mia mancanza di eccitazione avrebbe dovuto disincentivarlo a proseguire, ma al mio invito a smettere rispose invece che la cosa gli piaceva comunque. La scena si rivelò tragicomica: provai leggero disgusto fortunatamente stemperato dalla comicità dei suoi accaniti ma inutili tentativi  di eccitarmi e non capii mai che piacere gli provocò quella fallatio. Comunque l’accendino lo lasciai a lui, orgogliosamente.

Marginalmente accenno, solo per confermarne l’esistenza, qualcosa sul “famolo strano”. Come ribadito in altre parti di questo scritto l’uomo è capace di fare quello che una bestia non fa. (P) Alcuni filmini che vedevamo tra ragazzini , riproducevano ad esempio un accoppiamento entusiastico di un ragazzo con una gallina, temporaneamente tenuta ferma da un collaboratore, oppure di uno stallone e di cani con una ragazza vogliosa. Ma, rimanendo nella realtà, quando ero piccolo mi raccontavano che nel paese dei miei nonni un signore, per soddisfare le voglie dei ragazzini, “affittava” a 50 lire l’asina , mentre ai piccoli clienti che chiedevano di più proponeva la pecora, che essendo più stretta garantiva superiori appagamenti.

Un mio amico invece andava solo con donne brutte! Il gruppo naturalmente lo sfotteva ”sei bravo a farti le bruttone” e lui di rimando ”intanto preciso a voi ignoranti che le brutte, in quanto arrapatissime, danno molte più soddisfazioni e poi è certo che sono bravo; scommettiamo che voi non siete capaci di fare quello che faccio io?”.

Mentre scrivo mi viene in mente questa storiella (S): Un giorno un maestro porta i ragazzini della sua classe a fare una gita in campagna. Ad un tratto il maestro, alla vista di una scena insolita (l’accoppiamento tra un pastore ed una capretta), fa subito rientrare i bambini e va a denunciare l’accaduto. La scena seguente vede il giudice interrogare il pastore “ Qualcosa a sua discolpa?” Il pastore “Che vuole che dica sig. giudice, io sono solo, senza genitori, senza figli, la mia capretta è sola, senza genitori e senza figli, stiamo assieme mattina e sera… ogni tanto capita di stare vicini per il freddo e ci facciamo compagnia..” e giù una lacrima. Il giudice “ In linea teorica potrei capire il fatto, ma come spiega che il rapporto non si compiva “alla pecorina” ma eravate vis-a-vis ?” Il pastore “Ma sig. giudice da dietro come facevo a baciarla?”

Volendo limitare l’argomento al solo ambito dell’eterosessualità, già di per se sufficientemente ampio, uno dei primi interrogativi che mi ponevo da non più giovanissimo e già con esperienza matrimoniale, era: perché ci sono tanti uomini che considerano uguali tutte le donne? Perché risuona monocorde la battuta: “ tanto la figa è tutta uguale”! (Ad onore del vero devo confessare che, in diversi periodi, la mia attività sessuale era così intensa che ogni rapporto sembrava la copia dell’altro, i gesti erano ripetitivi ed io credevo di interpretare sempre la stessa parte, e conseguentemente anche le mie partners mi apparivano tutte uguali). La domanda, spontanea, discendeva dall’osservazione che non pochi amici e conoscenti, con qualunque donna (dal lato fisico, dal lato caratteriale, dal lato sessuale) si fossero accompagnati, uscivano dal rapporto consumato quasi sempre appagati. La successiva domanda che mi ponevo era: non è che per caso sono io l’eccezione, quello che si pone troppi problemi? Le domande hanno ricevuto risposta, ma solo dopo avere approfondito l’argomento sesso, confrontato la propria e le altrui esperienze, ragionato a 361°(per sicurezza!), estrapolando i miei desideri con attenzione per l’obbiettività, al fine di avvicinarmi alla possibile verità, mixato ed interpretato il tutto a modo mio.

La considerazione sull’evidenza che tanti uomini si soffermino alla superficie e trascurino il resto, non può che portarmi alla trista conclusione che il problema è mio e di una minoranza. Infatti, dal campione osservato, è emerso che chi vuole il sesso tralascia la ricerca del proprio ideale di femmina, in alcuni casi verosimilmente per non incorrere in rifiuti, in altri forse per evitare eventuali richieste di contropartita, mentre viene privilegiata la ricerca del tipo medio e disponibile; e trascura la ricerca di qualità come simpatia, dolcezza, affetto, sensualità, rispetto a quella della esteriorità pura e semplice. In buona sostanza si propenderebbe per la soluzione bella/belloccia-senza peculiari qualità intrinseche alla soluzione discreta-eccezionali qualità.

Con specifico riferimento all’organo sessuale, alla conformazione, alla reattività, alla presenza o meno di muscolatura, alla esistenza e tipologia di orgasmo, al livello di partecipazione ecc. infine, non ho udito riferimenti.

L’impressione finale che ne ho ricavato è che tanti preferiscono l’estetica alla sostanza; che è più eccitante per loro vedere la bellezza (o immaginarla se fanno sesso al buio), anche se fredda, senza calore, entusiasmo, partecipazione, fantasia, simpatia, affetto, dolcezza, sensualità: la gratificazione è loro comunque assicurata dalla vista e dalla visibilità. Tanti altri, invece, by-passano il concetto di bellezza fine a se stessa non perché superiori, ma perché si eccitano alla sola idea della presenza femminile; sono i così detti seguaci della filosofia “purché respiri”. Ma, per confutare la blasfemia del “tanto la figa è tutta uguale”, è sufficiente riflettere sul fatto che l’organo femminile  a livello di diametro va da 1 cm a 6/8 cm di diametro escludendo la dilatazione pre parto, mentre può presentare anorgasmia totale cronica fino a plurima e no limit. L’organo maschile va da 1 a 5 cm di diametro e da simil clitoride a 25/30 cm in lunghezza, salvo eccezioni, con orgasmo da flash a no limit! Va da se che la battuta è consentita solo a chi non ha esperienza, a chi si accontenta, a chi ha un organo super, a chi ha un orgasmo lampo.

Piccolissima parentesi dedicata alle “professioniste” del sesso a proposito del “purché respiri”.

Non dispongo di una rilevante casistica personale in merito, quindi mi limito ad esporre le mie considerazioni e mi taccio subito. (P) La primissima esperienza risale a 15/16 anni: lei fu carina, fece di tutto per eccitarmi prima e soddisfarmi poi, fu un successo estorto , ma non poteva andare diversamente. La stanza con pareti screpolate, una scarna lampadina con piattina penzolante dal soffitto, un solo lenzuolo gualcito sul letto, poi una bacinella a terra! Volevo fuggire ma era troppo tardi, così decisi di comportarmi da uomo. Le occasioni che seguirono si riferiscono al ventennio e vi rientrano ragazze di hotel di mestiere, ragazze occasionali che lo esercitavano a simpatia, donne con vedute più larghe ed in teoria esperte. Nessuna e ribadisco nessuna che abbia lasciato un segno tale da farsi ricordare, da meritare un plauso. Questo con esclusivo riguardo alla tecnica, tralasciando il deprezzamento dell’atto dovuto all’assenza di coinvolgimento sentimentale, all’assenza di baci, all’uso del condom. Ché poi spesso chiedevano pure se mi fosse piaciuto; annuivo per non discutere invano, invece che squallore! Allora alla consueta domanda del perché dei milioni di clienti, l’unica e sola risposta rimane la solita: al cliente tipo, appurato che respiri… va bene. Benedetta diversità… mia!

Ma poiché l’argomento richiama il concetto caro al maschio medio, che la donna è puttana, prima di chiuderlo mi fornisce  lo spunto per una considerazione indigesta al medesimo. In prima battuta è necessario precisare il termine; è noto infatti che questo, pur riferendosi alla professionista, di fatto viene sistematicamente abusato, estrapolato ed esteso a tutto il genere femminile, ad esclusione della madre e della sorella. Così per molti è puttana non solo chi giace con chiunque anche senza contropartita o chi cornifica sistematicamente il proprio uomo, ma anche chi non porta il burqa, chi guarda altri uomini, chi non la dà proprio a lui ecc. Escludendo che la propensione/predisposizione al puttanesimo sia insita nei caratteri ereditari, non considerando beninteso la carica ormonale che effettivamente può condizionare la vita, occorre chiedersi: nasce prima l’uovo o la gallina? Personalmente non ho dubbi ad affermare che, tranne i casi limite sopra accennati, se la donna diventa puttana, nella sua più ampia accezione, è esclusivamente per merito o colpa dell’uomo e della sua bestialità.

Riprendendo l’argomento, con riferimento specifico ai genitali, non ho risolto il dubbio se si tratti di fortuna (meno pretese = meno esigenze = più fortuna), o di tattica opportunistica oppure si tratti di semplice ignoranza su cosa offra la vita e quindi il campione esaminato non sia stato significativo.

Se di fortuna si tratta io, al contrario, sarei candidato a partecipare al concorso della sfiga. Questo per una serie di motivi: 1- non ero né mi sentivo irresistibile; 2- ero timido; 3- un avvenimento in gioventù aveva bloccato la mia già flebile esuberanza ed intraprendenza; 4- non ero fautore del “purché respiri”, anzi ero discretamente esigente (non una sola volta fui capace di tenere relazioni sessuali con amiche senza mai baciarle, motivando questa assurdità, su ovvia richiesta delle interessate, con una  infezione che asserivo di aver subìto in passato e producendo, a supporto, un dettagliato articolo di giornale (che non so dove riuscii a scovare) che riportava le malattie trasmissibili attraverso la saliva. Questo comunque accadeva solo per i rapporti esclusivamente sessuali, non certo quando esistevano pur lievi coinvolgimenti sentimentali); 5) ero un tipo UO3UD2, per cui, quando non fortemente coinvolto o la donna per me non era super, avevo bisogno dei miei tempi. Questi handicap di base generarono altri due fatti: 1) quello che era un carnet potenziale di 1500 prede godibili nel corso della vita nella realtà si ridusse all’incirca al 10% e 2) l’alternanza di periodi magrissimi (dove necessariamente imperava il sesso fai da te) a periodi in cui non so quanto avrei pagato per avere altri tre o quattro membri suppletivi per far fronte alla eccessiva domanda (problema che a sua volta ne generò un altro, inevitabile: necessità di intervento per adenoma prostatico).

Vista la mia propensione alla catalogazione, restando sempre nel campo sessuale ed escludendo casi limite, individuerei le seguenti  tipologie di maschio. Il primo tipo: assolutamente privo di problemi psichici e fisici, aperto a 360° e pronto full time a qualsiasi rapporto, una volta soddisfatti minimi requisiti di base della femmina. Insomma i medesimi tipi prima catalogati come “purché respiri”. Invidiabili! Invidiabili (nel senso buono del termine, cioè con meno problemi) come gli stupidi, gli ignoranti, gli insensibili, gli egoisti 2. Il secondo: sempre privo di problemi, ma più selettivo e, per l’appagamento ottimale, ricerca nella compagna specifici attributi fisici e/o particolari qualità interiori. Ad esempio c’è chi vede crescere il suo livello ormonale in proporzione alla misura del seno, o alla statura, alle curve, o all’intraprendenza o accondiscendenza di lei ecc. Il terzo tipo: “problematico”. Nel senso di essere capace anche di notevoli performances, ma a precise condizioni, che vanno da quelle personali, a quelle della partner a quelle ambientali. Solo per richiamarne alcune: c’è chi riesce unicamente con l’aiutino farmacologico, di alcol o droghe, chi con la sadica, la masochista, la superesperta, la ingenua e passiva, la superorgasmica, chi in una determinata posizione, chi esclusivamente a letto e chi al contrario nei luoghi più improbabili, chi alla luce, chi al buio pesto ecc.

Le ricerche mi hanno pure condotto a trarre il decalogo che segue:

1)L’ho cercato disperatamente ma non l’ho trovato; ho chiesto in giro, medesima risposta: né visto né incontrato neanche per caso. Parlo del punto G

2)La masturbazione, per scelta, non ha limiti di età e soddisfa molto più persone di quanto si immagini. Il motivo è più o meno plausibile: la difficoltà a trovare chi soddisfi il soggetto nei tempi e nei modi che desidera

3)E’ solo un luogo comune il vecchio assunto che solo e sempre le donne necessitino di coinvolgimento emotivo per il pieno soddisfacimento sessuale. Tanti uomini, sensibili, non hanno vergogna a svelare la medesima esigenza

4)E’ solo un luogo comune il vecchio assunto che solo e sempre le donne necessitino di “riscaldamento” preventivo. Tanti uomini, anche giovani, hanno confessato che spesso, se non adeguatamente sollecitati, non rispondono

5)E’ solo un luogo comune il vecchio assunto che la donna rappresenti il sesso debole. E’ esattamente l’opposto!

6)E’ solo un luogo comune il vecchio assunto che le dimensioni maschili facciano la differenza

7)E’ solo un luogo comune il vecchio assunto che le donne sono la rovina degli uomini. E’ esattamente l’opposto.

8)La grandissima maggioranza delle donne disconosce le proprie potenzialità intrinseche

9)E’ solo un luogo comune il vecchio assunto che non esistono donne anorgasmiche

10) E’ solo un luogo comune il pensare che si possa amare solo una persona

Commentiamo i punti 5),6), 7), 8), 9) e 10).

Punto 5): Evidentemente il termine è stato coniato in un passato annebbiato da ottuso maschilismo. Solo con riferimento all’argomento in oggetto, i motivi sono diversi, evidenti ed inconfutabili. 1) La donna, per accoppiarsi, non necessita di eccitazione, può farlo quando vuole, l’uomo no; 2) La donna può accoppiarsi quante volte vuole, l’uomo no; 3) La donna può permettersi orgasmi ripetuti, l’uomo no; 4) La donna può fingere l’orgasmo, l’uomo no; 5) Attraverso Kegel, di cui al prossimo punto 8, la donna può regolare il suo organo, cosa non facilmente realizzabile per l’uomo. Ma poi perché mai una cosa sbagliata, venuta male, negativa ecc. è detta cazzata ed al contrario una positiva, buona ecc. è indicata come figata?

Mentre per la donna non vi sono limiti di età né per un rapporto né per un orgasmo, per l’uomo esiste purtroppo un confine personale oltre il quale deve privarsi di quello che rappresenta uno dei più riconosciuti ed apprezzati piaceri della vita. E’ vero che vi sono casi limite. Ricordo (P) ad esempio mio nonno: a circa ottant’anni i figli lo fecero risposare, anche per non vivere solo in casa. Qualche mese dopo mia madre gli chiese come andasse la vita matrimoniale con la moglie coetanea e lui così rispose: ”mi sembra che ha la carne molle!” Altro esempio mio zio che, a novant’anni, si vantava di essere fidanzato. Un novantenne normale invece?: dovrebbe fare prima un tagliando di revisione al cuore ed al sistema circolatorio, poi portare con sé una flebo di viagra/cialis, quindi procedere al pompaggio penale, farsi eseguire un raffinato massaggio testicolare e, indossato il bavaglino, forse sarebbe pronto per un rapporto.

Punto 6): E’ verissimo che ci sono donne che escludono contatti sessuali con uomini che non dispongano di determinati “attributi”, in assenza dei quali non riescono a soddisfarsi. Tranquilli, si tratta di una minoranza, non esiste infatti la regola uomo superdotato uguale uomo fortunato. Per esperienze, dirette e riportate, non poche donne cornificano con regolarità, a volte si liberano dei propri partners superdotati per insoddisfazione. L’esperienza diretta, per quanto può servire, è questa: tre delle predette donne che ho conosciuto mi hanno spontaneamente accennato al partner abituale (marito, fidanzato) superdotato. Era inevitabile che tutte le volte mi ponessi la medesima domanda circa il perché di tale precisazione. La circostanza che la confessione fosse sempre stata formulata nei momenti corrispondenti al massimo loro coinvolgimento emotivo nei miei confronti, mi ha indotto ad escludere i motivi offensivi/vendicativi e corroborato l’ipotesi che il motivo fosse da rinvenire sul desiderio di voler mettere in risalto il proprio interesse, il soddisfacimento globale, la qualità del rapporto ( il membro migliore?: duro che duri), rispetto alla più banale e discutibile importanza della dimensione. A proposito di dimensioni, si allega la tabella seguente da cui si possono trarre spunti interessanti. La stessa fonte fa osservare che a nulla serve un pene di lunghezza superiore a 20 cm preso atto che la profondità media della vagina è decisamente inferiore. A mio giudizio sarebbe più fruibile uno di lunghezza 15,2cm  e circonferenza 12,7 cm che uno di lunghezza  21,6 cm e circonferenza 8,2 cm!

v.LIBRO

 

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