egoismo

SOFFERENZA

sofferenza: cane bulldog francese con mal di testa e mal di testa con il sacchetto di ghiaccio o impacco di ghiaccio sulla testa occhi chiusi sofferenza isolato su sfondo bianco

“Sto bene, ma proprio bene! Sento splendere il sole dentro di me!” Succede di rado ma, proprio per questo, ogni volta che si ha tale consapevolezza ci si sente forti come leoni, capaci di spaccare tutto, di non fermarci davanti a nulla, di poter conquistare il mondo, capaci di fare qualsiasi cosa, anche cose non “intonate” alla propria età. Quando ci sentiamo così non ci serve nient’altro, ci sentiamo al top, ci sentiamo fortunati e non capiamo perché attorno a noi ci sia gente che si incavoli, che sia triste o troppo presa dai propri pensieri o problemi più o meno reali. Ciò che è un problema per gli altri non lo è per noi. Siamo proprio fortunati!

Ma a cosa è dovuto tutto ciò? Perché non accusiamo né disturbi né dolori fisici o psichici! La risposta più esaustiva al perché del nostro star bene va ricercata riflettendo su cosa fa star bene l’individuo.

Per la quasi totalità della gente la risposta è una sola: il denaro. Con il denaro ci si può fare tutto; sempre in accordo con le personali diversità derivanti da caratteri, temperamenti, sensibilità, esperienze vissute, intelligenze. Per cui le varianti sono la salute, la felicità, i figli, l’amore, l’amicizia, la religione, il potere, la bellezza, la forza fisica, la notorietà ecc. La risposta più corretta forse è ancora più banale e semplice: Quanto più si soffre tanto più si apprezza la vita.

Chi ha perso un genitore o un figlio spesso è prigioniero di rimpianti o rimorsi, per ciò che avrebbe dovuto fare ma non ha fatto o per ciò che ha fatto ma non avrebbe dovuto fare.

Chi ha perso per sempre tutti i propri beni e deve necessariamente rimboccarsi le maniche per consentire la sopravvivenza propria e del proprio nucleo familiare.

Chi è stato sul punto di morire a causa di grave malattia e poi si ritrova graziato.

Quando tutto ciò sarà solo un ricordo la vita apparirà in discesa.

E, dall’alto della nostra “superiorità” ci possiamo consentire di sorridere, di comprendere, di confortare chi si lamenta per motivi che ci appariranno ridicoli. Chi è in crisi di astinenza di nicotina, alcol o altro; chi è ricco e bello ma non ha amore, amici ed, esaurito il tempo quotidiano dedicato all’aggiornamento della propria situazione finanziaria e successivo compiacimento, non sa cosa altro fare; chi ha l’amore, gli amici, ma non si ritrova un soldo in tasca e via dicendo.

Il merito di tutto? Sempre il suo: l’egoismo.

 

 

TEMPO

tempo

Non si intende dissertare sul tempo né dal punto di vista atmosferico né da quello della fisica, ma piuttosto sulla percezione che ognuno di noi ha di esso. Infatti, nonostante il tempo sia un elemento assoluto, nel senso di accomunare tutti, fusi orari permettendo, e perpetuo, è palese che abbia un valore relativo per ciascuno. Come per la vita, così come per la pace, la salute, il rispetto ed altri concetti che dovrebbero essere univoci, vige la regola del “chi la vuole cotta e chi cruda”: non esiste unanimità. I giovani spasimano per anticiparlo, gli anziani per ritardarlo, gli amanti per anticipare o prolungare l’incontro, i sofferenti per ritardare o ridurre la causa, lo vorremmo stoppare negli attimi di gioia e godimento, pagheremmo pur di saltare un periodo doloroso, non mi stupirei che, potendolo fare, veri ricchi molto avanti negli anni pagherebbero cifre indicibili per ogni giorno in più di vita. Infatti anche il tempo, come altri concetti, è spesso subordinato all’età. Cerco di spiegare. Un giovane di 20 anni può fare tanti progetti anche a lungo termine, realizzarne alcuni, rimandarne altri, si diverte, viaggia, cambia più residenze, più lavori, più partners, insomma non pensa mai all’avanzare del tempo né tantomeno alla morte. Un anziano di 70 anni svolge naturalmente meno attività, non ha eguale energia, è raro che si trasferisca o cambi partner, tuttavia, pur pensando che prima o poi verrà la sua ora e quindi programmi per il suo post mortem, spesso fa a gara con se stesso per sfruttare al massimo il tempo residuo: il tempo per lui può assumere un valore, un peso superiore a quello del giovane. In prima battuta penseremmo di escludere dal discorso tutti coloro che vivono la terza età abitudinariamente impegnati anima  e corpo a chiacchierare con gli amici al bar criticando  su politica e sport o chi è solito giocare full time ai soli fini di lucro, e considerare unicamente chi è impegnato a fare il nonno attivamente e responsabilmente, chi è volto ad aiutare in ogni forma figli e nipoti, chi si sente in grado di produrre, di esprimersi ed ha energia e voglia di vivere. Non è così: ogni anno, ogni mese, ogni giorno si impreziosiscono sempre per chiunque! Certamente chi più è impegnato nel suo operare quotidiano ed ha in programma ancora tanto da realizzare (come se la fine non dovesse mai giungere), si sente maggiormente mancare il terreno sotto i piedi e gioco forza percepisce al massimo la preziosità dell’attimo.  Per questi ultimi, se volessi quantificarlo (tanto per rimanere fedele all’attrazione dei numeri), direi che il TV(time value) è tanto più alto quanto minore è il tempo residuo teorico di vita: al 70enne mancano 15 anni per raggiungere gli 85 anni di aspettativa di vita media, al 20enne 65 anni; il rapporto 65/15=4,33 indica che per l’anziano un’ora spesa dal giovane è percepita come più di quattro ore vissuta da lui! La formuletta TV= (85-E1)/(85-E2) dove E1 ed E2 sono le età è esplicativa anche per far capire al giovane l’importanza del tempo per l’anziano. Che poi al giovane tutto quanto detto poco importi e che, al contrario, travisando il concetto, ritenga più logico ribaltare la formula attribuendo un merito quadruplicato al suo diritto alla vita (avendo già l’anziano vissuto abbondantemente la sua!) sarà colpa dell’egoismo? Ove fosse possibile parlare di merito e non di diritto alla vita, che è naturalmente uguale per tutti, una formula surreale dovrebbe tenere conto di parametri che contemplassero la voglia di vivere, lo stato di salute, l’utilità. Il primo in funzione dell’espresso desiderio della persona di desiderare vivere comunque o meno; il secondo che fotografasse lo status di salute del nostro, il suo grado di dipendenza dalle istituzioni e dai familiari; il terzo che evidenziasse il livello di utilità, non esclusivamente economica, verso la famiglia e verso la società e prevedendo penalizzazioni per il suo opposto, es. per chi si macchia di delitti. Volutamente non viene esposta alcuna formula, così evitiamo di suscitare turbamenti a pseudo religiosi ed a politicamente corretti e simili.

AFORISMA

Da giovani due sono le cose che non si capiscono: il tempo e le donne. Per fortuna che con l’esperienza si riesce a capire il tempo

Ogni collegamento all’egoismo è superfluo.